Renzi gela i sogni del Pd sulla scelta per il Quirinale

Il leader Iv: "Nome concordato col centrodestra". I dem si irritano. Calenda: "Draghi resti premier"

Renzi gela i sogni del Pd sulla scelta per il Quirinale

Matteo Renzi gela il Pd: «Il presidente della Repubblica va eletto col centrodestra». Fine corsa. Il leader di Iv - in un'intervista al Corriere della Sera - spegne i sogni di Letta, Franceschini e Orlando che vorrebbero piazzare sul Colle la bandierina del Pd.

Dopo Prodi, ecco in arrivo un'altra bordata contro Letta. Al netto dell'uscita di Renzi, i numeri sono abbastanza chiari: 140 grandi elettori non consentono ai dem di dare le carte nella partita Quirinale. Si parte in seconda fila. Renzi è ancora più esplicito: «Il Pd voterà col centrodestra. A Letta sfuggono due considerazioni. La prima è che al Quirinale è giusto votare un candidato tutti insieme perché il presidente è l'arbitro, non un giocatore. Votare insieme al centrodestra, poi, in questo passaggio è un dovere istituzionale e algebrico visto che stavolta hanno i numeri dalla loro parte. Non credo che Letta potrà espellere persino il Pd dal centrosinistra»

Parole che «provocano» gli ex colleghi di partito. Il capogruppo alla Camera Debora Serracchiani (ex renziana) risponde stizzita: «Non ce lo deve dire Matteo Renzi. Abbiamo dato prova di essere un punto saldo di questo governo e lo saremo anche quando si tratterà di eleggere il presidente della Repubblica. Il punto non è metterci le bandierine su quella elezione». La matematica è contro il Nazareno. Via, dunque, dal tavolo tutti i nomi di parte: Paolo Gentiloni, Dario Franceschini, Anna Finocchiaro, sponsorizzata da Veltroni e D'Alema, Romano Prodi. Restano le due opzioni: Draghi e Mattarella bis. Le uniche due ipotesi in cui il Pd può mettere il cappello sulla votazione. Però l'opzione Draghi è tutta in salita. Giacomo Portas, leader dei Moderati e parlamentare di lungo corso, esclude il trasloco del premier al Colle. A suo parere pochi in Parlamento saranno pronti a tornare al voto. «Stiamo parlando di 701 persone che non prenderanno più il vitalizio, perdendo tutto quello che hanno versato, qualora l'attuale premier scelga di andare al Quirinale e quindi sciogliere le Camere», dice al ilGiornale.it. «Questa volta non ci saranno i franchi tiratori, ma i tiratori franchi che sanno già quello che devono fare». Un altro che sbarra la strada a Draghi è il leader di Azione Carlo Calenda: «I leader dei partiti di maggioranza dovrebbero chiedere solennemente a Mario Draghi di restare a Palazzo Chigi a gestire l'attuazione del Pnrr. Credo sia fondamentale che Draghi arrivi a fine legislatura. Non solo per il Covid ma perché c'è da gestire il Pnrr di cui nessuno parla» precisa su Sky Tg24. Il presidente Mattarella si è già tirato fuori.

Gentiloni e Franceschini «accarezzano» Fi e Lega per incassare l'appoggio. Missione fallita: stavolta il Pd deve attendere l'indicazione del nome dal centrodestra. Letta prova a uscire dall'angolo con il tavolo comune sulla manovra. Ma è solo una mossa per nascondere la debolezza.

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