Roma - «Chi la mattina si alza mettendo in gioco tutto, è un eroe dei tempi nostri, della quotidianità». Il premier Matteo Renzi, in un videomessaggio-spot inviato all'assemblea della Cna, ha fatto il solito sfoggio di sapiente retorica e, questa volta, ha blandito gli imprenditori, definendoli un esempio di eroismo. È chiaro come il presidente del Consiglio preferisca rivolgersi a questa fascia della società, giustamente diffidente nei confronti del centrosinistra, piuttosto che titillare lo zoccolo duro del suo partito.
Ecco perché ha tirato fuori dal cilindro un tema ormai noto. «Lo Stato ha iniziato un processo rivoluzionario con il taglio delle tasse», ha detto alludendo alla Legge di Stabilità attraverso la quale «tagliamo le tasse di 18 miliardi, per la prima volta lo stato dimagrisce anziché ingrassare». Ma per conquistare un target - il marketing lo insegna - bisogna un offrire un prodotto appetibile. E la legge di Stabilità, che ieri ha passato il terzo voto di fiducia alla Camera (con 346 sì e 39 no; oggi la votazione finale poi il passaggio al Senato), non lo è.
Basta semplicemente osservare l'ultima Nota di aggiornamento del Def che ne sintetizza gli effetti economici. La pressione fiscale, dal 43,3% del Pil salirà al 43,4% l'anno prossimo e al 43,8% nel 2016 e nel 2017. Un andamento indotto anche da una correzione del deficit di 4,5 miliardi richiesta espressamente da Bruxelles e pedissequamente assecondata da «SuperMatteo». Insomma, gli «eroi» della piccola impresa artigiana avranno il solito nemico da combattere: le tasse. E il taglio di 18 miliardi? Oltre la metà è destinata alla proroga del bonus da 80 euro (per i lavoratori dipendenti) i cui effetti sui consumi e quindi sull'attività industriale sono stati modesti. Ben 5 miliardi sono destinati alla deducibilità del costo del lavoro dall'Irap, ma prima occorrerà restituire il mini-taglio del 2014 (che vale 2 miliardi). Il Tfr in busta paga (indipendentemente da come lo si voglia interpretare) toglie alle piccole imprese una fonte di finanziamento. Su Imu e Tasi (capannoni inclusi) si è continuato a lasciare mano libera ai Comuni. Questi ultimi, per rispettare il taglio di 1,2 miliardi previsto dalla Stabilità, potranno diminuire gli investimenti e quindi dare meno commesse alle imprese. Perciò si può ben dire che questa legge non sia disegnata su misura degli «eroi quotidiani». Tutt'altro. Inoltre c'è una mina da 50 miliardi che si chiama clausola di salvaguardia su Iva e accise pronta a esplodere nel 2016. E, tra gli emendamenti passati alla Camera, c'è anche quello che lascia mano libera all'Agenzia delle entrate nell'accertamento dell'evasione. A fronte di tutto questo ci sono solo 12 milioni di incentivi nel 2015 per l'acquisto di beni strumentali (la cosiddetta Sabatini-bis).
Più che una «rivoluzione» sembra una «restaurazione dell' ancient régime ». Un esempio? I 100 milioni per i lavoratori socialmente utili di Napoli e di Palermo, scomparsi e ricomparsi nel giro di qualche settimana. Anche iniziative lodevoli sulla carta come il «buono pannolino» da 1.000 euro per le famiglie povere o il fondo asili nido da 100 milioni non sembrano uscire dalla logica dell'assistenzialismo di vecchio stampo dc.
In tutto questo c'è da registrare l'ennesimo attacco di Susanna Camusso al presidente del Consiglio. «Il futuro di un Paese non può essere fatto da eroi, ma da persone normali», ha replicato sottolineando che «se gli imprenditori hanno attraversato questa crisi, è perché c'erano i lavoratori con i loro sacrifici». A parte la stantia dialettica hegeliana «padrone-servitore», Camusso avrebbe anche delle ragioni per lamentarsi.
Se un operaio sceglie di mettere il Tfr in busta paga, se lo vedrà immediatamente tassato. E se lo lascia nel fondo pensione, sarà tassato anche lì. Sono le «rivoluzioni» della legge di Stabilità. Ma il sindacato, troppo impegnato nella guerra al premier, dimentica pure i fondamentali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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