Il "Renzi liberale". Cosa ha detto sulla libertà l'ex premier

Mentre Matteo Renzi difende la libertà dell'individuo dallo strapotere statalista, Carlo Calenda presenta il concetto opposto: "La comunità prima dell'individuo"

Il "Renzi liberale". Cosa ha detto sulla libertà l'ex premier

Matteo Renzi è sempre più associabile al liberalismo post-ideologico di Emmanuel Macron. Il leader d'Iv, in questi giorni, è impegnato nelle presentazioni del suo "Il Mostro", un libro edito da Piemme in cui l'ex presidente del Consiglio rilegge gli ultimi dieci anni, elencando "atti e fatti" e rivelando più di qualcosa in materia di politica, giustizia e servizi segreti.

Proprio nel corso di una presentazione - quella che ha avuto luogo sabato a Milano - l'ex premier si è lasciato andare ad una considerazione che, con tutta evidenza, può essere definita di stampo liberale: "Lo Stato ha dei limiti di fronte alla libertà dell’individuo. La libertà dell’individuo viene prima dell’appartenenza allo Stato ed alla società, perché è il punto di partenza. C’è un paletto che si chiama libertà", ha fatto presente.

La questione della libertà dell'individuo rispetto alle facoltà d'intervento dello Stato accompagna anche i nostri tempi, e questo anche per via della riemersione di alcune istanze massimaliste che vorrebbero il Leviatano nella condizione assoluta di poter influire sulla sfera soggettiva delle persone. La pandemia, forse più di ogni altro recente evento storico, ha posto di nuovo sul tavolo il tema dei confini tra cittadino e Stato. Ma anche le nuove tecnologie, con le loro capacità pervasive, hanno comportato la necessità d'interrogarsi su quali fossero i limiti relativi al controllo sociale.

Siamo in un periodo storico che assomiglia molto ad uno spartiacque ed è ormai chiaro come esistano due modelli distinti e distanti. Uno - semplifichiamo - è quello occidentale, mentre l'altro guarda con favore allo strapotere verticistico che poco ha a che fare con la tradizione giuridico-culturale di questa parte di mondo. La card dell'amministrazione di Bologna che ricorda il modello cinese - per fare un esempio - procede nella direzione opposta a quella di chi vorrebbe evitare che siano i vertici a disporre su cosa sia "virtuoso" e cosa no.

Verrebbe da chiedersi quale possa essere il futuro della libertà in un contesto di meccanismi a punti e a premi calati dall'alto. Insomma, se l'Occidente ha un'eredità da difendere a spada tratta, questa è di sicuro relativa al primato giuridico, etico e filosofico della persona umana. Certo c'è la legge e lo Stato ha il potere che ha secondo diritto, ma è appunto sul concetto di "confine" che il fondatore d'Iv ha riflettuto a Verona, ricordando quanto sia essenziale stabilire i bordi delle possibilità d'interessamento da parte dello Stato. E in questo senso viene facile coniare l'espressione "Renzi liberale". Se non altro perché alternative politologiche basate su un pensiero diverso esistono eccome.

Si diceva degli statalisti di ritorno.

Prova ne sia, a titolo esemplificativo, quanto dichiarato di recente da Carlo Calenda mentre era ospite del Tg2 Post: "Per capire che la comunità viene prima dell'individuo e che perché esista una comunità ci devono essere valori morali condivisi". Ecco, il ribaltamento del concetto cardine di liberalismo.

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