Renzi: "Se l'Ue boccia la manovra, la ripresento tale e quale"

All'indomani della presentazione della legge di Stabilità, Renzi sfida Bruxelles: "Non è un maestro che ci dice cosa fare". Ma punta molto sulla flessibilità e al momento non è chiaro se Bruxelles sia disposta a concedergliela

Renzi: "Se l'Ue boccia la manovra, la ripresento tale e quale"

Matteo Renzi fa la voce grossa. "Se Bruxelles boccia la legge di stabilità noi glie la restituiamo tale e quale". E ancora: "Bruxelles non è un maestro che ci dice cosa fare. Basta con l’atteggiamento tafaziano di dire ’ora Bruxelles ci boccià. Anche perché l’Italia è l’unico paese a rispettare il tre per cento e il fiscal compact". Dichiarazioni perentoree che il premier non pronuncia davanti ai grigi burocrati dell'Unione europea, ma ai microfoni di Radio 24. "Bruxelles - dice - non ha alcun titolo per intervenire nel merito delle misure della legge di stabilità". Ma il premier punta molto sulla flessibilità e al momento non è chiaro se Bruxelles sia disposta a concedergli tutti i margini richiesti, accettando un nuovo rinvio del pareggio di bilancio.

Oggi Bruxelles avvia la valutazione della legge di Stabilità licenziata ieri dal Consiglio dei ministri. Un indizio del tipo di percorso che tocca la manovra, lo ha dato il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’euro, Valdis Dombrovskis, cui toccherà il compito di valutare il lavoro del governo italiano. Dombrovskis ha già spiegato che l’abolizione della Tasi "non è in linea con il nostro consiglio generale di ridurre la tassazione sul lavoro portandola a consumi, proprietà, capitali, altre basi che vanno meno a detrimento della crescita, quindi dobbiamo discutere con le autorità italiane le ragioni di questo cambio di politiche fiscali". L'Unione europea ha una settimana di tempo per far tornare al mittente le leggi di bilancio che ritiene in "grave violazione" delle regole del Patto di stabilità, e un mese di tempo per emettere i giudizi su tutte le altre. Lo scorso anno l’allora presidente della Commissione Ue, José Manuel Durão Barroso, qualche giorno dopo la consegna del testo, inviò una richiesta di chiarimenti all’Italia perché non rispettava gli impegni di aggiustamento. E dopo un chiarimento durato qualche mese, a febbraio la Commissione guidata da Jean-Claude Juncker, forte della nuova comunicazione sulla flessibilità, la approvò. Le richieste di chiarimenti sono quindi una procedura standard che Bruxelles può innescare per fugare eventuali dubbi. "In questi anni c’è stata subalternità psicologica dell’Italia verso gli eurocrati - dice ora Renzi - certo di deve consigliare ma non ci deve dire la tassa da tagliare".

In conferenza stampa Renzi ha spiegato che il governo ha scelto di rispettare le regole europee, anche se è diviso tra chi ritiene giusto farlo e chi invece vorrebbe applicarle con più fantasia. "L’Italia - ribadisce oggi a Radio 24 - da molti soldi all’Europa e anche sul rispetto dei parametri inviterei a guardare i dati del deficit di altri paesi". Quindi indica la Spagna, che sfora il 3%, e la Gran Bretagna, che "quest’anno ha fatto il 5% del deficit" e ha approvato "una riduzione di tasse da 20 miliardi finanziata in gran parte con il deficit". Per quanto il premier mostri i muscoli, il governo si è messo nella posizione di chiedere a Bruxelles una flessibilità che vale 13 miliardi: la clausola delle riforme vale più di 8 miliardi (0,5% del Pil), quella per infrastrutture e investimenti 5 miliardi (0,3%). L’Italia ha già usufruito di uno 0,4% di clausola riforme, resta quindi da vedere se le verrà concesso il restante 0,1%, da cumulare al margine sugli investimenti, per i quali Bruxelles si aspetta una lista dettagliata di interventi. Per quanto riguarda la flessibilità per le spese per i migranti, su cui Bruxelles ha smorzato le speranze, il governo si tiene in stand-by.

"Se ci verrà riconosciuto dalla Commissione Ue lo 0,2, circa 3,3 miliardi, per l’evento migratorio eccezionale anticiperemo al 2016 misure previste per il 2017 - spiega Renzi - l’Ires e i denari per ulteriori investimenti nelle scuola". In caso contrario, il premier avrà poco da alzare la voce.

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