Augusta Montaruli, parlamentare Fdi e vicepresidente della commissione Vigilanza Rai, è intenzionata ad andare avanti contro Report in quello che definisce «killeraggio» nei confronti del ministro Adolfo Urso. Non solo: la Montaruli difende tutta le scelte operate dalla maggioranza in materia di televisione pubblica. Concentrazione, poi, per il lavoro della commissione Vigilanza in questa fase di profondo rinnovamento. E allo scrittore Saviano, che l'aveva incalzata, risponde di non aver trovato «riscontri paragonabili» alle accuse a Salvini.
Partiamo dal caso Report. Quello contro Urso è un killeraggio, dite. Ma Report ha questo schema da un po'...
«Fratelli d'Italia solleva questo caso e, se ce ne saranno dello stesso tenore, farà lo stesso. Perché rimandare la stessa puntata, il cui contenuto è stato contestato, senza dare nemmeno la possibilità del contraddittorio del diretto interessato è un atto evidentemente strumentale ad un'opera di discredito. Così facendo il giornalismo d'inchiesta si trasforma in accanimento, perdendo credibilità. E questo è un male per il giornalismo stesso».
In termini tecnici, si direbbe giornalismo a tesi. Si fa un gran parlare del fatto che Salvo Sottile stia per diventare l'anti-Report (sostituirebbe il programma in fascia. Vero?
«Premesso che non si tratta di scelte che non competono alla Commissione di Vigilanza non mi risoluta che siamo di fronte a una sostituzione ma a un'aggiunta, dal momento che il nuovo programma non sottrarrà l'offerta formativa, ma ne aggiungerà. Non vedo neppure alcuna diminutio rispetto a Report dal momento che la fascia domenicale della sera in questi anni ha fatto sempre ascolti molto alti. In ogni caso, ognuno deve essere preservato, tanto più se fa giornalismo, nella sua autonomia e nel rispetto della linea redazionale. Il programma di Sottile si va ad aggiungere. Ma se vogliamo difendere il giornalismo d'inchiesta, a prescindere da chi lo interpreta, è necessario che sia credibile e questo significa anche dare spazio al contraddittorio, alla verifica puntuale, perseguendo la verità e non le persone».
Che Rai sta immaginando il centrodestra?
«Un servizio pubblico autenticamente pluralista. Lo slogan di tutto, di tutti che ha accompagnato anche i palinsesti studiati dai nuovi vertici Rai riassume bene l'idea di un servizio radiotelevisivo italiano in cui ogni cittadino ha la possibilità di trovare tanti spazi per i propri interessi e per dibattiti, con più voci, sentendosi dunque anche più coinvolto. Siamo in una fase importante della Commissione di Vigilanza perché stiamo vagliando il Contratto di Servizio. Fratelli d'Italia in tal senso sta facendo un lavoro attento e rigoroso».
E passiamo al caso Saviano. Lei è sicura che sia stato giusto rimuovere il programma?
«Se c'è un codice etico e questo viene usato come metro per stabilire chi lo rispetta e chi non lo fa, si deve applicare a tutti: senza distinguo. Saviano non è esente dal codice etico. Ho letto che mi ha invitato a analizzare anche altri casi. Certamente lo farò ma per ora non ho sinceramente trovato riscontri paragonabili ad accuse gravi, fondate sul falso, come tacciare un ministro della mala vita».
Torniamo al caso relativo al «killeraggo» del ministro Urso. Cosa intendete fare nel pratico?
«Presenteremo un quesito alla Commissione di Vigilanza ripercorrendo la vicenda, che a nostro giudizio è anomala, e chiedendo una verifica delle modalità di rispetto del contraddittorio e l'esistenza di eventuali casi analoghi».
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