"Repubblica" usa Falcone per accusare il Cav

Il magistrato «resuscitato» a 25 anni dall'uccisione attraverso un appunto

"Repubblica" usa Falcone per accusare il Cav

Mariateresa Conti

Repubblica «resuscita» Giovanni Falcone attraverso un appunto. E a 25 anni dalla sua morte lo usa come «accusatore» di Silvio Berlusconi, che nel '92 quando il magistrato è saltato in aria a Capaci, e nell'89, l'epoca a cui risalirebbe la nota, alla politica non pensava affatto.

Ma tant'è, eccolo lì il Giovanni Falcone veggente al punto da immaginare già nel 1989 che quelle poche parole: «Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni a Grado e anche Vittorio Mangano» un giorno di 25 anni dopo sarebbero servite a Repubblica fare un titolone: «Berlusconi pagava i boss di Cosa nostra». E questo giusto mentre il leader azzurro fa campagna elettorale ed è in costante crescita nei sondaggi. Vedi la coincidenza.

Intendiamoci, nihil novi sub sole. La tesi che il Cavaliere abbia assunto Mangano come stalliere ad Arcore e abbia pagato i boss per proteggere i ripetitori tv in Sicilia è vecchia, anzi vecchissima, illustrata pure nella sentenza che ha condannato Marcello Dell'Utri (a proposito, lo scoop serve anche ad affossare l'ex senatore azzurro, che nel frattempo è alla ribalta delle cronache). Ma metterla in bocca al defunto Giovanni Falcone fa più effetto. E così, ecco l'appunto. Trovato in quello che era il vecchio bunker in cui Falcone e Borsellino lavoravano e che da oltre un anno è diventato un museo, gestito da un fedelissimo di Falcone, Giovanni Paparcuri, autista scampato alla prima strage palermitana col tritolo, quella in cui il 29 luglio del 1983 fu ucciso il giudice Rocco Chinnici. Paparcuri, a più di un anno dall'inaugurazione del museo, ha scoperto la nota (la grafia «elegante e ordinata» è quella del defunto Giovanni, assicura l'articolo) tra le carte relative agli interrogatori di un pentito di mafia storico, Francesco Marino Mannoia. E ha informato i pm. Mannoia, contattato dal giornale, si è trincerato dietro un «non ricordo». Sua consuetudine quando non vuol parlare, vedi quello che è successo, proprio con lui, al processo Contrada quando mise a verbale di non sapere nulla dell'ex 007 salvo poi cambiare idea. Già, il processo Contrada. Anche lì Falcone, morto da alcuni anni, era stato «resuscitato».

«Giovanni non si fidava di lui», era la tesi. Monca però della controprova più banale: Falcone non aveva mai aperto un fascicolo contro Contrada. E non lo ha aperto neppure contro Berlusconi. Tutto il resto sono chiacchiere. Postume.

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