I probiviri dell'Associazione nazionale magistrati individuino le «responsabilità deontologiche» e le eventuali sanzioni per le toghe di cui parla Luca Palamara nel libro-intervista con Alessandro Sallusti Il Sistema (Rizzoli). Lo chiedono i componenti del comitato direttivo centrale del «sindacato» dei magistrati di Unità per la costituzione, la corrente centrista che era guidata dall'ex presidente dell'Anm, dopo lo scandalo radiato dalla magistratura e in attesa di processo a Perugia.
I fatti riportati nel volume, scrivono in una nota, «ci costringono ancora una volta a confrontarci con situazioni che, se confermate, nella doverosa distinzione tra condotte dei singoli e corpo sano della magistratura, rappresenterebbero una nuova, profonda ferita alla Istituzione, così aggravando il decadimento di credibilità dell'intero ordine giudiziario».
Dopo i procedimenti giudiziari e quelli disciplinari al Csm, si preannunciano dunque nuove azioni da parte dell'Anm, che non può ignorare le novità emerse nel Sistema. A Palazzo de' Marescialli, invece, tutto tace e lo stesso Palamara in un'intervista a Libero sollecita una convocazione per spiegare i fatti raccontati. «Dice di essere pronto e di avere le prove - spiega al Giornale un membro del Csm - ma noi non possiamo intervenire sulla base di un intero libro. Palamara sa bene che ci servono degli esposti documentati su episodi specifici». Pochi giorni fa la prima a sollecitare un «rapidissimo accertamento della veridicità dei fatti narrati» è stata la corrente Magistratura indipendente e arrivano a 80 le firme dell'appello per chiedere al Pg della Cassazione Giovanni Salvi e al membro del Csm Giuseppe Cascini di smentire le accuse di Palamara nel volume o di dimettersi. La raccolta, firmata tra gli altri, da Clementina Forleo e Desirée Digeronimo, trova molti sottoscrittori tra chi non si riconosce nelle correnti. Chi smentisce le affermazioni fatte domenica a Non è l'Arena da Palamara è il presidente del Tribunale del Vaticano ed ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone: «Non ho mai parlato con il ministro della Giustizia Bonafede di qualsiasi incarico e in particolare dell'eventuale nomina del Di Matteo a capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria». Palamara, invece, conferma.
Ora l'attenzione è puntata sull'Anm, che sabato riunirà il suo vertice. I membri di Unicost del direttivo sollecitano l'urgente acquisizione degli atti alla procura di Perugia e la fissazione di «criteri oggettivi e uniformi» e di un «cronoprogramma» che fissi scadenze certe. Un discorso «garantista», che comunque mette in moto il meccanismo. «Occorre agire - si legge nella nota - per arrivare in tempi rapidi, con rigore, equilibrio e rispetto delle necessarie garanzie, alla valutazione del rilievo deontologico dei fatti. Lo dobbiamo ai cittadini e a noi stessi, servitori dello Stato».
I 5 probiviri si sono appena insediati, si è discusso se confermare quelli precedenti, che hanno radiato Palamara e sanzionato uno dei 5 partecipanti alla famosa riunione dell'hotel Champagne, Paolo Criscuoli (che ha impugnato), mentre gli altri hanno preferito lasciare l'Anm, ma alla fine su input soprattutto di MI si è deciso di rinnovarli.
In base al codice etico dell'Anm, potrebbero decidere nuovi procedimenti e gli illeciti disciplinari possono portare a varie sanzioni, dalla censura, all'interdizione dai diritti sociali, fino all'espulsione. Dopo l'istruttoria, i probiviri possono decidere di assolvere e il loro parere è vincolante, altrimenti il giudizio è del direttivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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