«Non ci sono più scuse», l'accordo sulla sostituzione dei quattro giudici in uscita dalla Corte Costituzionale va trovato al più presto.
La sollecitazione (quasi un ultimatum, sia pur molto diplomatico, ai gruppi parlamentari) arriva dal presidente della Camera Lorenzo Fontana. In sintonia con l'analogo appello del presidente in scadenza della Consulta, Augusto Barbera, «con il quale ho un ottimo rapporto», dice Fontana. Che parla durante la consueta cerimonia degli auguri natalizi con l'Associazione della Stampa parlamentare, sollecitato dalle domande del presidente Adalberto Signore e dei giornalisti presenti, subito dopo l'ennesima «fumata nera» di ieri nel voto del Parlamento in seduta comune. «Barbera - osserva il presidente della Camera - sa che serve un accordo politico, e sono fiducioso che non manchi molto», ora che il quorum necessario per l'elezione si è abbassato. «Certo non sono io a poterlo trovare, ma nel mio ruolo posso spronare le forze politiche a trovare la quadra», anche con la convocazione «tutte le settimane» della seduta congiunta di deputati e senatori. La sua previsione? «A gennaio si troverà la quadra», anche perchè di mezzo c'è il tour de force della legge finanziaria da approvare entro Capodanno.
Fontana non si sottrae, sia pur con grande circospezione, anche alle questioni più politiche. A cominciare dalle tensioni che attraversano la maggioranza sulla legge di Bilancio: Forza Italia e Lega litigano? Si tratta di «normali schermaglie politiche», ma «Tajani e Salvini sono due persone di buon senso e non ho sentore di crisi: il governo lavora in modo coeso», e anzi l'Italia deve saper approfittare della fase di «stabilità politica» assicurata dalla maggioranza di centrodestra per «affermare il proprio ruolo» in una Unione europea in cui i paesi chiave, a cominciare da Francia e Germania, vivono invece forti turbolenze. Sull'Autonomia differenziata, bocciata in parte dalla Consulta, il presidente della Camera spiega che va «ricalibrata», ma che molte «complicazioni» derivano dalla riforma costituzionale promossa più di vent'anni fa dal centrosinistra: «Poteva esser fatta meglio», dice, e «non vederei male» se i partiti decidessero di «rimetterci mano, per esempio chiarendo quali sono le materie che vanno allo Stato e alle Regioni». Sul no al terzo mandato ai governatori Fontana non si sbilancia: «Non so se sia meglio avere un limite o no», visto che in ogni caso «sono i cittadini a scegliere» nell'urna il proprio presidente. Ma replica anche alle domande più dirette sul futuro del governatore veneto Luca Zaia e le sue ripercussioni nella Lega: «Non credo voglia fare il segretario del partito», ma è «un amministratore così bravo» che per il Carroccio «è una fortuna averlo in squadra». C'è la bacchettata d'obbligo al governo sull'«eccessivo» uso di decreti legge e fiducie: Fontana ricorda di aver scritto a Giorgia Meloni che «ci sono altre possibilità da utilizzare», come la data certa o la corsia dell'esame con urgenza, per evitare i decreti.
Poi rivendica i risultati ottenuti sotto la sua gestione nell'asciugare i costi di Montecitorio: nel bilancio interno - che sarà oggi sul tavolo dell'Ufficio di presidenza della Camera - si segnala un taglio di 6 milioni di euro rispetto al 2024, con una riduzione di 78 milioni rispetto al 2013.
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