Il personale, il politico. Il corpo di Beppe Grillo (nella foto) fa irruzione durante una pausa del processo di Tempio Pausania che vede imputato il figlio del comico per violenza sessuale di gruppo. È un altro parente del fondatore del M5s che svela l'arcano delle dimissioni di Grillo dall'ospedale di Cecina, dove era ricoverato da domenica sera, dopo avere accusato un malore nella villa di Marina di Bibbona, sul litorale toscano. Mentre le agenzie ancora battono la notizia del prolungamento del ricovero, almeno fino a venerdì o sabato per ulteriori terapie, Enrico Grillo, nipote di Beppe e avvocato di Ciro, dà notizia delle dimissioni: «Mio zio Beppe sta bene, è a casa da ieri». «L'ho sentito», spiega il legale. Che ribadisce, rispondendo a una domanda di un altro avvocato: «Sta bene, è a casa da ieri sera». Anche se non arriva nessuna conferma dallo staff del comico e dall'entourage di Conte affermano di «non avere notizie». Al netto delle questioni mediche, lo spaccato di ieri è la dimostrazione di come questa fase della parabola di Grillo sia un vortice in cui si mischiano la vicenda giudiziaria del figlio, i problemi fisici e l'eclissi dalla politica. Dal 2019, quando la ragazza presunta vittima di stupro denunciò Ciro, è stato quasi impossibile scindere il Beppe Grillo padre dal Garante del M5s. L'ultimo episodio, illuminante da questo punto di vista, è datato 12 novembre scorso. Grillo torna, dopo anni di assenza, sul piccolo schermo. Sceglie Che Tempo Che Fa di Fabio Fazio. Appena arriva la notizia, si scatena subito la caccia all'indiscrezione: «Parlerà del processo del figlio?». Di certo la coincidenza con l'inizio delle testimonianze in Aula della presunta vittima di Ciro alimenta le speculazioni sull'ospitata di papà Beppe. Alla fine Grillo non evita l'argomento scivoloso. Anzi, cade rovinosamente su un attacco a Giulia Bongiorno, avvocato della ragazza che ha denunciato il figlio, accusata in diretta televisiva di «fare comizietti davanti ai tribunali». Il personale e il politico, con tanto di show. Di nuovo. Proprio come era accaduto ad aprile del 2021. In quell'occasione Grillo registra un video furibondo dalla villa di Bibbona. E ancora una volta mette in imbarazzo il M5s di Giuseppe Conte, all'epoca al governo con Mario Draghi premier. Grillo se la prende con la presunta vittima e giustifica il figlio e gli altri tre amici chiamati in causa dalla ragazza: «Sono quattro c..., non quattro stupratori». Il Garante fa di tutta l'erba un fascio e non separa la vicenda processuale dalla parabola politica del demiurgo del populismo italiano. Sullo sfondo del vortice grillesco in cui tutto si confonde c'è sempre Conte. L'azzimato leader del M5s che convive in difficoltà con il comico nel condominio pentastellato. L'ex premier si è sempre tenuto alla larga dal polverone giudiziario su Ciro Grillo.
Tanto che lo Staff dell'avvocato di Volturara, alla vigilia dell'intervento da Fazio, ci ha tenuto a far sapere che loro erano all'oscuro del gran ritorno televisivo. Uno schema che si è riproposto sul suo ricovero. Da Conte non è arrivato nessun messaggio pubblico di vicinanza, nemmeno di prammatica. Un'epoca è finita.
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