Riforma della Rai, la buccia di banana di Matteo Renzi

Domani l'assemblea degli azionisti Rai approverà il bilancio e resterà in attesa delle nuove nomine. Vietato sapere il come e il quando

Riforma della Rai, la buccia di banana di Matteo Renzi

Da consumarsi preferibilmente entro il 26 maggio. La data di scadenza del consiglio d’amministrazione di viale Mazzini è scritta. Domani, infatti, l'assemblea degli azionisti Rai approverà il bilancio e resterà in attesa delle nuove nomine.

Quando e in che modo verranno scelti i nuovi vertici, è ancora un grande punto interrogativo. Ma due certezze ci sono: la prima è che, anche si cerca di farla apparire una questione marginale, la riforma del sistema radiotelevisivo è una priorità nell’agenda politica di Matteo Renzi. La seconda che l’attuale dirigenza è diventata un po’ come il pesce: comincia a puzzare. Nessuno vuole una proroga del Cda, piuttosto si rivota con la legge Gasparri. "Entro luglio bisognerebbe fare la riforma se vogliamo cambiare la governance, altrimenti rinnovo con la Gasparri"- ha dichiarato il premier in una intervista all'emittente toscana Rtv38.

Sembra, infatti, che la presidente Anna Maria Tarantola, il dg Luigi Gubitosi e tutto il carrozzone fatto da ex cordate in odore di Wind e Alitalia, non siano più graditi all’indirizzo di una televisione pubblica ormai devota al renzismo. Che sia reale o apparente.

Quello che Renzi non dice, però, è che non ci sono i tempi tecnici per arrivare all’approvazione di una riforma che al Senato è incappata nelle sabbie mobili. Nessuno ancora conosce il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge sulla riforma della Rai. Una data sarebbe non lontana dagli ultimissimi giorni di maggio e i primi di giugno.

E sarà proprio il numero degli emendamenti presentati dalle forze politiche a decidere se, per necessità, si tornerà alla Gasparri, oppure si riuscirà a cambiare la governance di viale Mazzini con la nuovissima legge di Renzi. Per evitare la pioggia di emendamenti promessa dalle opposizioni, il premier sa che dovrà ridiscutere il disegno di legge e cedere alle richieste di modifica delle altre forze politiche.

Altrimenti, senza appello, sarà la legge Gasparri.

Ironia della sorte il primo scivolone di Matteo Renzi sarà proprio sulla riforma della televisione pubblica, luogo dove, tra riverenze ed inchini, cominciava a sentirsi a suo agio.

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