Al Senato un'ora e mezza per votare un solo emendamento al ddl Boschi. Con 262 no e 14 sì è stato bocciato: chiedeva di abolire le circoscrizione degli italiani eletti all’estero. Novanta minuti buoni per passare alla votazione: è l'effetto dell’ostruzionismo che rallenta di molto i lavori in aula. Molti senatori M5S, infatti, sono intervenuti in dissenso per prendere tempo. A Felice Casson (Pd), che ha lamentato la decisione di Grasso di concedere solo un minuto di tempo ai senatori che parlano in dissenso dal proprio gruppo, il presidente del Senato ha replicato: "Spetta al presidente l’armonizzazione dei tempi quando non c’è il contingentamento". Il presidente del Consiglio Renzi tira dritto: "Possono rallentarci ma non fermarci. Quest'estate lavoreranno in molti".
Sui tempi lunghi (un'ora e mezzo per un emendamento) si è lamentato il capogruppo del Pd Luigi Zanda: "Il presidente Grasso aveva parlato di poteri di armonizzazione. Chiedo alla presidenza se può informare l’aula su tali poteri. Un ora e mezzo per votare un emendamento ci dice molto su quale è il nostro futuro". La tensione tra i due si era già manifestata in precedenza. A farla scoppiare era stata la decisione del presidente del Senato sull’ammissibilità del voto segreto su alcune parti della riforma della Costituzione ha spiazzato la maggioranza al Senato, che nella Giunta del Regolamento si era espressa chiaramente a favore del voto palese. Zanda non ha nascosto la propria irritazione nei confronti della scelta, ritenendo che il Regolamento non sia stato rispettato. La questione delle minoranze linguistiche, su cui è stato ammesso lo scrutinio segreto, viene valutata in realtà come uno schermo dietro al quale possono passare cambiamenti anche sostanziali della riforma. Il capogruppo, poi, non avrebbe apprezzato il fatto che Grasso non avrebbe tenuto conto proprio del parere espresso dalla maggioranza nel corso della Giunta.
Per cercare di ridurre i tempi si pensa a qualche escamotage. Una potrebbe essere il "canguro", di cui ha parlato oggi Zanda: gli emendamenti vengono raggruppati, non solo quelli uguali ma anche quelli di contenuto analogo. Una volta approvato o bocciato il primo, decadono tutti gli altri. Secondo Grasso così cadrebbe quasi il 40% degli emendamenti alle riforme, ma ne rimarrebbero comunque quasi 5.000, definiti con un ardito neologismo "incangurabili".
"Vogliamo che con le riforme più potere vada ai cittadini - dice Nichi Vendola -. Il governo Renzi va invece della direzione opposta: togliere potere agli elettori per darlo ai potenti. Con questa riforma il potere resta - ha aggiunto il governatore della Puglia - tutto nelle mani degli esecutivi, mentre vanno costruiti contrappesi e contropoteri. La propaganda renziana è la vera smentita a tutte le grandi riforme che erano state annunciate". "Il governo Renzi deve smettere di fare ostruzionismo alle sue stesse riforme impedendo un confronto sereno in Parlamento. Abbiamo ascoltato - ha detto il leader di Sel - le parole del presidente della Repubblica sulla necessità delle riforme e abbiamo chiesto un colloquio per spiegare le ragioni dei nostri 5000 emendamenti presentati a Palazzo Madama. Gli abbiamo spiegato le ragioni della nostra ribellione all’ostruzionismo che il governo sta facendo a se stesso e abbiamo chiesto un atteggiamento più rispettoso delle forze politiche che in modo ampio vorrebbero discutere nel merito le riforme".
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