Didattica in presenza, sì, ma con le scuole che faticano a stare dietro ai protocolli di gestione delle quarantene e un continuo scarica barile tra istituti e strutture sanitarie locali che disorienta i genitori. Una situazione sempre più caotica, alla quale il governo sta mettendo mano. Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, dopo l'incontro di qualche giorno fa con il premier Mario Draghi, sta lavorando ad una semplificazione delle regole. «Un compito di cui si sta occupando un tavolo tecnico», assicura il commissario Francesco Paolo Figliuolo augurandosi che a breve venga data una risposta alle famiglie. Anche le Regioni da tempo ormai invocano regole diverse, a partire da quelle del sistema dei colori. Ma la Conferenza unificata e quella Stato-Regioni, che erano in programma oggi dopo la Conferenza delle Regioni (che non ci sarà più), sono state sconvocate a causa della concomitanza con l'elezione del presidente della Repubblica e si terranno il 2 febbraio. Per altri 10 giorni, dunque, avanti con le zone gialle, arancioni e rosse e con le attuali modalità di conteggio dei ricoveri in ospedale. Ma i governatori, arrivati a Roma per le votazioni, non mollano la presa e già oggi torneranno in pressing affinché si rivedano le regole messe in campo contro il Covid. Quelle della scuola, del green pass (la cui durata va estesa per chi ha la terza dose) e dei tamponi che vanno previsti solo per i sintomatici. I presidenti di Regione chiedono inoltre che l'esecutivo metta a disposizione i fondi per continuare la lotta alla pandemia. Le proposte sono pronte, ma con l'elezione del successore di Mattarella in pieno svolgimento è difficile che siano prese in considerazione a stretto giro. All'ordine del giorno del governo c'è anche la protesta dei tabaccai, pronti allo sciopero contro l'obbligo di green pass: «Assicuriamo servizi essenziali», dicono.
Ma il dossier più urgente rimane quello delle scuole che fanno fatica a stare dietro alle disposizioni in vigore, interpretate in modo non univoco. Come accade con i certificati di fine quarantena per rientrare in classe: alcuni istituti non lo chiedono più, per facilitare le Asl e i medici che non riescono a garantirne il rilascio, e si accontentano del referto negativo. È questa una delle soluzioni sui cui si lavora per snellire le procedure. I dirigenti e i referenti Covid sono sempre più in affanno nella gestione quotidiana della scuola, spesso alle prese con le disfunzioni delle strutture sanitarie. «Nella maggior parte delle scuole si lavora nel caos perché il servizio, completamente snaturato, deve supplire alle carenze di quello sanitario», denuncia il presidente dell'associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, sottolineando che i dirigenti non riescono più a occuparsi di questioni scolastiche ma solo sanitarie. Anche il collega dell'Anp di Roma, Mario Rusconi, parla di una situazione in peggioramento, con un aumento delle classi in quarantena. «Abbiamo chiesto che vengano semplificate le misure richieste alle scuole», dice. «Le norme si erano da subito presentate troppo complesse da gestire», denuncia Cristina Costarelli, presidente dell'Anp del Lazio. Il problema è di nuovo lo scarico di competenze tra Asl e scuole. «Non c'è un attimo - spiega - in cui noi dirigenti riusciamo a liberarci dal problema del Covid. A me arrivano comunicazioni su casi di positività anche alle 10 di sera. Da contratto non ho la reperibilità, ma è come se mi venisse chiesta. A fronte di questo vedere anche che le Asl scaricano le loro competenze ci fa ancora più irrigidire».
I dirigenti spingono per una semplificazione a livello nazionale e chiedono di non doversi fare carico di problemi sanitari. A breve è attesa una modifica dei protocolli di gestione dei casi Covid tra gli studenti con l'obiettivo di limitare il ricorso alla dad.
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