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Riporta i migranti in Libia. Una nave italiana nella bufera

Il rimorchiatore Asso 28 soccorre 101 persone gestito dalla guardia costiera di Tripoli. E trionfa l'ipocrisia

Riporta i migranti in Libia. Una nave italiana nella bufera

P er la prima volta una nave italiana riporta dei migranti in Libia e scoppia la polemica ipocrita sul «respingimento contrario al diritto internazionale» in un porto non sicuro. Il rimorchiatore d'altura Asso 28 della società Augusta Offshore di Napoli ha soccorso ieri alle 16.30 ben 101 migranti, compresi 5 bambini e 5 donne in gravidanza su un gommone alla deriva a 57 miglia da Tripoli. Il coordinamento delle operazioni è stato assunto dalla Guardia costiera libica, addestrata e finanziata dall'Italia e dall'Europa. Il gommone carico di migranti si trovava nell'area di ricerca e soccorso (Sar) dei libici a circa 1,5 miglia dalla piattaforma petrolifera Sabrata della Mellita oil and gas, una joint venture fra l'Italiana Eni e l'ente libico Noc. La piattaforma è presidiata da personale libico compresi doganieri, che hanno avvistato il gommone sul mare piatto come l'olio e dato l'allarme.

In giornata l'aereo della Ong francese Pilotes Volontaires decollato da Malta aveva individuato altre tre imbarcazioni cariche di migranti informando il Centro di soccorso di Roma della Guardia costiera. Sul primo momento si pensava che una di queste fosse stata raggiunta dal rimorchiatore italiano.

Nel caso di Asso 28, al contrario, sono stati i libici a gestire totalmente le operazioni. Il rimorchiatore, che aveva portato dei rappresentanti libici sulla piattaforma è stato allertato dalla Guardia costiera di Sabrata alle 15. Mezz'ora dopo il recupero dei 101 migranti l'unità civile italiana riceveva istruzioni, sempre dai libici, di fare rotta su Tripoli. Una motovedetta libica si è affiancata ad Asso 28 scortandolo verso la costa. Alle 21 il rimorchiatore arrivava nella rada della capitale trasbordando i migranti a bordo dell'unità libica Ras Jadir, che li ha fatti scendere a terra. La società armatrice «Augusta Offshore assicura che non si sono verificati incidenti o proteste da parte dei migranti salvati». Venti giorni fa in una situazione simile il capitano del rimorchiatore Vos Thalassia, temendo la ribellione dei migranti, aveva cambiato rotta dirigendo verso l'Italia, dove i profughi (pochi) e clandestini sono scesi a terra grazie al pesante intervento del Quirinale. La società armatrice dell'Asso 28 lavora da trent'anni con l'Eni, che ha smentito qualsiasi coinvolgimento nella vicenda. E dal 2012 la sua flotta ha prestato soccorso a 23.750 migranti, quasi sempre sbarcati in Italia.

La notizia del primo «respingimento» da parte di una nave italiana è stata sparata con enfasi dal deputato di Liberi e uguali, Nicola Fratoianni, a bordo di Open arms la nave della Ong spagnola Proactiva coinvolta in vari incidenti con le autorità libiche ed italiane sul fronte dei migranti. «Un caso di palese violazione delle norme internazionali, che garantiscono il diritto d'asilo, da parte di una nave mercantile italiana. I migranti sono stati respinti verso un porto non sicuro come la Libia» dichiara Fratoianni. Il parlamentare di sinistra era convinto del coinvolgimento, prima della Guardia costiera italiana e poi dell'Eni, ma ha ottenuto sonore smentite.

I libici nelle ultime 24 ore hanno intercettato 611 migranti. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha replicato sui social spiegando che «la Guardia costiera italiana non ha coordinato e partecipato a nessuna di queste operazioni, come falsamente dichiarato da una Ong straniera e da un parlamentare di sinistra male informato. #portichiusi e #cuoriaperti». Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, ha ribadito: «Posso solo dire che la Guardia Costiera non è stata interessata nel salvataggio e coordinamento (dell'Asso 28 nda). Quindi, il diritto internazionale è stato rispettato».

Da Bruxelles la portavoce dell'Unione europea ha sottolineato che «la Libia non è un porto sicuro» in nome di una disgustosa ipocrisia, che permette alla Ue di addestrare la Guardia costiera di Tripoli e finanziare vari progetti con 20

milioni di euro, anche per fermare i migranti.

I talebani dell'accoglienza alla fine se la prenderanno con il comandante dell'Asso 28, «colpevole» di aver eseguito gli ordini dei libici, che fanno il lavoro sporco per noi.

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