Il rischio scatola vuota sulle terre rare. Stime su carte vecchie e niente infrastrutture

Il pressing Usa non fa i conti con i pareri degli esperti. Le miniere censite solo in era sovietica e per l'estrazione servono gli impianti

Il rischio scatola vuota sulle terre rare. Stime su carte vecchie e niente infrastrutture
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Per settimane Donald Trump è andato in pressing su Volodymyr Zelensky per avere accesso alle risorse dell'Ucraina, in particolare terre rare e metalli strategici utili per competere con la Cina. Ma il patto per sfruttare il sottosuolo ucraino rischia di diventare una corsa a ostacoli snervante, in sostanza una scatola vuota o quasi. Come ha sottolineato Politico.eu, il primo problema è la reale quantità di materiali. Le stime si basano su vecchi documenti dell'era sovietica redatti tra gli anni 60 e gli anni 80. L'ammissione arriva anche da Kiev. Roman Opimakh, ex direttore del Ukrainian Geological Survey, parlando con il think tank S&P Global ha ammesso che a oggi non ci sono valutazioni recenti.

Su questo punto pesano anche le stime dell'agenzia statunitense, US Geological Survey, secondo cui l'Ucraina non può essere considerata un Paese con riserve significative di terre rare, il 17 elementi chimici indispensabili per diversi comparti dell'industria come armamenti, smartphone e turbine eoliche. Ma, nota Bloomberg, anche ammettendo che l'Ucraina ne abbia in abbondanza, l'intero mercato globale di questi minerali vale circa 15 miliardi di dollari all'anno, ben poco se comparato con altre industrie. Emblema di questi limiti il giacimento di Novopoltavske, uno dei sei depositi di terre rare nel Paese che si trova a ridosso del fronte. Aperto tra il 1978 e 1991 è tuttora chiuso per difficoltà idrogeologiche nel processo di estrazione.

Va però ribadito che Kiev possiede riserve importanti di altri minerali strategici come litio, grafite, uranio e titanio, ma tra l'avere la certezza di una loro presenza nel sottosuolo e l'effettiva possibilità di sfruttarli c'è di mezzo un mare. Secondo una valutazione dell'ufficio ucraino del World Data Center, nel Paese ci sono 20mila depositi che ospitano 97 tipi di minerali, ma solo 8mila sono stati verificati e di questi solamente la metà sono stati sfruttati.

A tutto questo si aggiunge un problema di infrastrutture. Per poter accedere ai minerali servono investimenti importanti che sviluppano effetti nel corso di molti anni. Anche perché il processo estrattivo dipende dallo stato in cui si trovano i minerali. Prendiamo il litio. L'Ucraina ha uno dei depositi più grandi d'Europa che corrisponde al 3% dell'intera fornitura globale, ma il minerale si presenta all'interno di giacimenti di petalite, un composto che richiede tecniche di estrazione molto costose. In più una grossa fetta dell'industria estrattiva del Paese è rimasta ferma all'epoca sovietica.

Anche ammettendo che ci siano risorse per avviare le estrazioni ci sono altri due problemi. Il primo è la corruzione. Secondo la no profit tedesca Transparency International, l'Ucraina si colloca al 105° posto, su 180, nel Corruption Perception Index, in più il 23% di chi usufruisce dei servizi pubblici ha detto di aver pagato una mazzetta nell'ultimo anno.

Il secondo limite riguarda il fatto che l'Ucraina è ancora un Paese in guerra. Togliendo dall'equazione i giacimenti nelle regioni in mano alle forze russe come quelli in Donbass e Zaporizhzhia, molti altri sono vicini alla linea del fronte.

La Velta, azienda produttrice di titanio, ha una miniera e due fabbriche a circa 400 chilometri dai combattimenti. Per Washington si ripropongono quindi gli stessi fantasmi dell'Afghanistan, quando venne sbandierata la scoperta di giacimenti dal valore da un trilione di dollari salvo poi abbandonare il Paese in modo disastroso.

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