Circola a Londra una battuta che riassume lo stato della politica inglese e dice: «Mio figlio ha potuto vedere quattro ministri del tesoro, tre ministri dell'interno, tre primi ministri e due sovrani. Mio figlio ha quattro mesi». Rishi Sunak è dunque il terzo primo ministro di questi ultimi centoventi giorni ed è il cinquantasettesimo premier della storia inglese. La sua campagna elettorale era composta da tre parole: «Pronti per Rishi». La risposta degli elettori era stata: «No, please». Per grazia ricevuta, Sunak si ritrova a Downing street dopo le rinunce di Boris Johnson e di Liz Truss, in pochissimi avrebbero scommesso un penny su di lui (non lady Penny Mourdant, che si è ritirata avendo capito di non potercela fare) ma Sunak ha lavorato con le mezze luci ed è la nuova bandiera dell'integrazione, primo ministro di origine asiatica meridionale, nato a Southampton da genitori indiani emigrati dall'Africa orientale, Yashvir, il padre, nato in Kenya, è medico, Usha, la madre è farmacista ed è nata in Tanzania, i nonni erano del Punjab. Un fratello di Sunak, Sanjay, è psicologo, la sorella lavora per le Nazioni Unite come responsabile per l'impegno e le strategie contro il Covid.
Infanzia con qualche nube grigiastra per il solito vociare razzista nei confronti dello straniero ma il censo benestante della famiglia Sunak gli ha permesso un'integrazione veloce. Qualche lavoretto da cameriere e poi studi al Winchester College, corsi di economia e filosofia al collegio Lincoln di Oxford e la svolta all'università di Stanford dove incontrò Akshata Murthy, poi sua sposa. La Murthy gode di una sontuosa eredità donatagli dal padre Nagavara Ramarao Narayana Murthy, miliardario proprietario della Infosys, impresa di servizi informatici, una delle più grandi compagnie in India. È evidente che mister Sunak non abbia bisogno di vitalizi governativi, si scrive e si narra che il patrimonio della coppia superi gli 800 milioni di euro, doppiando il portafoglio a disposizione del re e della regina consorte. Possiedono casa a Santa Monica in California, una dimora nel quartiere londinese di Kensington e preferiscono vivere nel nord Yorkshire, villa sul lago privato. In verità lady Sunak-Murthy ha fatto scrivere di sé per non avere versato il dovuto all'erario inglese, trattavasi di elusione e non evasione, tutto previsto dalla legge. Dicono che abbia poco dell'immigrato, anzi una sua dichiarazione, riportata da una documentario del 2007 su Bbc, aveva provocato reazioni nette nell'opposizione: «Non ho amici nella classe operaia». In Inghilterra l'affermazione, sgradevole e inopportuna, è stata letta come il superiority complex tipico dei conservatori, il partito che fu di Disraeli, di Churchill, di Margaret Thatcher.
C'è un però nella carriera di Sunak, non riguarda soltanto il suo malefico apprezzamento alla riforma fiscale della Truss: «Roba da fiaba», ma il fatto che sia stato tra i presenti al party in Downing street organizzato da Boris Johnson durante il lockdown, con susseguente inchiesta della polizia e avviso di accertamento anche per il nuovo primo ministro.
Si continua a ballare sul Titanic, Sunak, già cancelliere, non ha dimostrato grande saggezza nei conti, forse dovuta al personale benessere finanziario. Ma questo è il passato. Rishi Sunak si è presentato: «Uniti o morire». Sembra Shakespeare, to be or not to be?
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.