Contagi in crescita. Raddoppiano in una settimana. Oggi, con soli 73mila tamponi, i contagi sono sotto quota mille, 888, ma il tasso di positività sale all'1,2 con un leggero aumento dei ricoveri e con 13 decessi. All'appello mancano i «postumi» della grande abbuffata calcistica collettiva dell'indimenticabile serata degli Europei. Il Covid purtroppo non fa sconti e tra dieci giorni tutti gli esperti scommettono sull'impennata, ministro della Salute compreso. «Ci aspettiamo una risalita che è in corso ha detto Roberto Speranza ma con numeri molto più bassi di quelli che abbiamo conosciuto in passato. La vera arma resta la vaccinazione». C'è grande attenzione, dunque, ma non ancora preoccupazione nelle stanze dei bottoni. I dati ospedalieri, infatti, finora sono bassissimi e bisogna capire se aumenteranno con la crescita dei contagi tra i tanti italiani ancora non immunizzati con la seconda dose o non ancora vaccinati. Si parla di diecimila contagi ad agosto, numeri che dovrebbero far scattare le zone gialle o addirittura rosse laddove ci fosse un innalzamento della soglia di 50 contagi su 100mila abitanti. Ma queste regole andranno riformate alla luce delle nuove tendenze di aggressività del virus. Visto che i fragili e gli over 80 sono coperti un po' dappertutto, i nuovi contagi colpirebbero i giovani, spesso asintomatici e con lievi sintomi. Dunque, la rigidità di certe restrizioni avrebbe fatto il loro tempo. La Germania, prima in Europa per immunizzazioni, ha già cambiato passo: le restrizioni scatteranno solo se cresce la pressione ospedaliera e non quando crescono i contagi. Insomma, se il virus circola e non fa danni, non servono le chiusure ma serve vaccinare. Anche in Italia si va verso questa direzione. Si sa ormai che serve la doppia dose per difendersi dalla variante Delta. E bisogna accelerare. La platea di chi non è ancora immunizzato è molto ampia. Più di diciotto milioni di over 12 non hanno fatto neppure una dose. E i ragazzi sono i diffusori per antonomasia. Ma stimolare le regioni a vaccinare non basta. Servono tante dosi. Per ora, anche regioni come la Campania, che ha raggiunto il 97% della copertura per insegnanti e operatori, sostengono di non avere la materia prima per raggiungere le fasce più giovani. Il governatore Vincenzo De Luca vorrebbe coprire con almeno la prima dose i 600mila giovani già a luglio per poter fare loro il richiamo prima della riapertura delle scuole, ma per il momento, dicono in Regione, «il 90% dei vaccini che abbiamo servono solo per le seconde dosi». E poi il Sud non è tutto virtuoso. L'immunità regionale resta un obiettivo ancora lontano in Sicilia, Calabria, Sardegna. E sparsi in tutto lo Stivale ci sono molti over 60 ma anche giovani adulti e categorie come gli insegnanti, che non vogliono sentire parlare di vaccini. Per gli indecisi non basta la moral suasion, vanno «messi nell'angolo». Ed ecco che il green pass diventa il grimaldello per scardinare le titubanze. «Bisogna offrire vantaggi a chi si vaccina o agli immunizzati», ammette Fabio Ciciliano del Cts. «Ormai c'è da ragionare in termini di premialità. Non basta sbarrare la strada a teatri o cinema. Bisogna fare indagini sociologiche per ogni fascia di età per capire le preferenze». Insomma, ad ogni età andrebbero premiati i meritevoli e andrebbero esclusi gli irriducibili.
In Francia si comincia a pensare all'obbligo vaccinale.
Lo ha detto il presidente Macron, annunciando intanto che dal 21 luglio servirà un pass sanitario (vaccinazione o test negativo) per entrare in cinema, teatri e luoghi di svago e da agosto sarà necessario anche per entrare nei ristoranti, nei bar, negli aerei, nei pullman e nei treni. Sarebbe una mossa vincente anche nel nostro paese, se la politica avesse il coraggio di portare avanti questa iniziativa. Ma è davvero una cosa negativa evitare che un positivo possa diffondere il virus in un locale?
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