L'elenco delle categorie da risarcire è definitivo. Allegato al secondo Decreto ristori nella versione bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato, recapitata ieri pomeriggio al parlamentari e categorie interessate. Che subito si sono attrezzate per cercare di cambiarla. L'ultimo provvedimento del governo, approderà in Parlamento dove al momento c'è il primo decreto ristori, passato alla fase esecutiva. Come anticipato dal governo i versamenti alle categorie colpite dal precedente Dpcm stanno arrivando. «È una cifra ancora minima», visto che «i ristori sono solo una piccola parte delle risorse che un esercente incassa», ha spiegato ieri Giancarlo Banchieri, presidente della Fiepet Confesercenti, ad Adnkronos/Labitalia.
Il nuovo decreto integra la lista delle categorie interessate dai versamenti a fondo perduto. E ne stila una ex novo che riguarda le regioni «rosse», dove le limitazioni sono più forti e il rimborso sarà doppio. Tra i dettagli emersi dalla versione definitiva c'è peraltro l'entità del fondo che dovrà finanziare le misure per le eventuali estensione delle aree arancioni e rosse. Sono 340 milioni nel 2020 e 70 milioni nel 2021. Difficile siano sufficienti anche a coprire l'imminente inclusione di nuove 5 regioni nella zona rossa.
Il decreto individua anche le risorse per finanziare altri codici Ateco, quindi categorie economiche, da includere nella lista dei ristori. Sono 50 milioni di euro. Pochi.
Ma la politica si prepara comunque a dare battagli in Parlamento. Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha parlato di «ennesimo schiaffo a realtà fondamentali per il nostro Paese», riferendosi all'esclusione dalla lista di «agenzie turistiche e tour operator».
Le categorie escluse, presa visione della lista definitiva, si sono fatte sentire. «Persino le agenzie di escort riceveranno il contributo previsto dal decreto ristori bis. Non solo i sexy shop, quindi, ma anche le agenzie di accompagnatrici, equiparate, ai fini fiscali, alle agenzie matrimonialii», lamenta Serena Ranieri, presidente di Federmep, associazione del comparto matrimoni.
Protestano anche i professionisti esclusi. «Dietro ogni esercizio costretto a chiudere per contenere la diffusione del contagio si bloccano anche tutte le altre attività economiche connesse, a cominciare dal lavoro dei liberi professionisti», è il messaggio del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. Mario Resca presidente di Confimprese lamenta l'esclusione di «alcune attività fondamentali del commercio quali calzature e accessori, abbigliamento in pelle, pellicce, cappelli, ombrelli, guanti e cravatte. Sono settori che stanno soffrendo e vengono discriminati». Categorie da sostenere anche oltre il decreto (Giorgio Mulè di Forza Italia segnala i frontalieri, che attendono il riconoscimento del bonus da 600 euro).
La lista degli inclusi è molto dettagliata, dai grandi magazzini, agli strumenti musicali, ma anche antiquari, gioiellieri, ambulanti, centri per i tatuaggi. Ma ad essere contestata è la logica di fondo.
Tanto che in molti sono convinti che le modifiche arriveranno. Il relatore del primo decreto Vincenzo Presutto (M5s), ieri ha parlato di una «logica di filiera», da sostituire alla lista dei categorie. Un cambiamento radicale, che è anche l'ammissione di un fallimento.
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