Gli strati tettonici del Medioriente sono in movimento, non c'è forza che possa bloccarli. Si tratta per ciascuna delle forze in campo, in un panorama vasto come il mondo intero, di piazzare le mosse giuste per tempo. Un grande movimento geopolitico sposta l'epicentro dall'Iran, accucciato e confuso, e vede in Siria il terreno di scontro di sunniti e sciiti per la leadership della guerra jihadista al mondo. La scena si apre, si può dire, a Beirut con la scossa dei beeper e poi con l'incredibile eliminazione di Nasrallah: l'Iran scopre che il 7 ottobre è stato investimento sbagliato, si rende conto che i maggiori proxy del suo asse della resistenza vanno a pezzi.
Intanto, nemmeno Israele rende conto di quelli che si chiamano in linguaggio tecnico unintended results della guerra: se ne accorgono benissimo i nemici sunniti, e non solo, di Assad. Il suo regime ha la base nel partito Ba'ath fondato nel 1930 sul modello del partito fascista, guidato dagli alawiti, un gruppo musulmano sciita, con drusi, ismaeliti e cristiani ortodossi. La sua caratteristica in questi anni è stata la strage spietata di centinaia di migliaia di oppositori, anche con gas venefici, mentre il mondo, specie gli Usa, si voltavano dall'altra parte, e l'ingresso progressivo in un'asse controllato dalla Russia che ne ha fatto il suo bastione sul Mediterraneo. L'Iran, usando la Siria come la chiave d'ingresso delle armi e dei suoi uomini nel mondo arabo, ne ha fatto la rampa di lancio con cui ha trascinato il Medioriente nel bagno di sangue del 7 ottobre. La Cina è rimasta sempre astutamente nel ruolo di osservatore legato alla Russia.
Israele in questi anni con interventi continui, mai rivendicati, si è occupata soprattutto di evitare che la Siria diventasse l'autostrada da Teheran: i carichi d'armi e i generali iraniani e degli Hezbollah sono stati sistematicamente eliminati. Assad, mentre vedeva la guerra avanzare a Gaza e in Libano, aveva negli ultimi mesi cercato di evitare un legame troppo stretto con l'Iran: pure, sul suo territorio contro l'asse iraniano indebolito si è riaperta l'antica guerra imperiale della Turchia sunnita forte anch'essa dei suoi proxy, che sono molti. La Turchia di Erdogan coltiva il sogno dell'Impero Ottomano, anche se la sua diplomazia si giostra con manie di grandezza anche maggiori (Putin o i cinesi). La Siria vede adesso all'attacco i suoi jihadisti, che uniscono alla sofferenza a causa della dittatura di Assad il sogno dello stato dell'Isis o di Al Qaida. Da Aleppo a Idlib, e mentre punta a Damasco, Hayat Tahrir al Shams (Hts) per vincere cerca anche gruppi non estremi: Sdf, Sirian Democratic Forces sostenute dagli Usa o i curdi che Erdogan odia. Erdogan li sosterrà come l'Iran sostiene Assad, Hezbollah, Hamas, Houthi, iracheni. Gioca la sua battaglia egemonica, un grande fronte sunnita contro quello sciita, sono finite le visite di cortesia, e la Russia faccia i suoi conti.
Basandosi anche su Libia, Egitto e gruppi sunniti, avrà un esercito dominato dalla Fratellanza Musulmana.Hamas che ha giocato in questi anni fra Teheran e Turchia col Qatar, adesso si volgerà a Erdogan. Israele può solo tenere duro su tutti i confini: i nemici dei miei nemici non sono miei amici.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.