Rita Cucchi e il calvario per il suo Stefano. Gli ultimi anni spesi a chiedere verità

Col marito e Ilaria non si è arresa. "Riabbraccerà il figlio mai perso"

Rita Cucchi e il calvario per il suo Stefano. Gli ultimi anni spesi a chiedere verità

Ha fatto appena in tempo a vedere l'elezione della figlia. Ilaria Cucchi oggi è senatrice, la mamma Rita, 73 anni, ha ceduto alla malattia che l'aveva aggredita nel 2019. «Pensavo di avere la sciatica - aveva raccontato lei a Repubblica - poi Ilaria mi aveva detto: Mamma, ora ti controlli. E insomma, altro che sciatica. Vabbè». Dove quell'espressione era un modo per dire che il male era un nemico terribile, ma lei aveva perso il figlio Stefano, dunque aveva vissuto ben altre prove e oltrepassato orizzonti di infinita sofferenza. Era una famiglia romana come tante la loro, con quel ragazzo afferrato dal demone della droga. Poi il 15 ottobre 2009 l'avevano arrestato e dopo una settimana era morto in circostanze oscure nel reparto penitenziario del Sandro Pertini di Roma. Cosa era successo?

Nasce così il caso Cucchi, una storia di menzogne e faticosi tentativi per scoprire finalmente la verità, svelata dalle fotografie spaventose dell'autopsia. Stefano era morto di botte. Ma per trasformare un'intuizione in un verdetto ci sono voluti anni e anni e grappoli di processi, non ancora completamente conclusi. Oggi sappiamo che Stefano Cucchi fu ucciso da due carabinieri condannati dalla Cassazione per omicidio preterintenzionale. Altri otto militari dell'Arma sono stati condannati, con sentenza non ancora definitiva, per aver depistato le indagini e altri due devono rispondere di falso. Una pagina di storia nazionale, la mobilitazione dei giornali e delle tv e alla fine la dimostrazione che anche i più umili possono ottenere giustizia nel nostro Paese. «Quando perdi un figlio - ripeteva lei - muori con lui. E quindi ecco perché dico Vabbè. Perché ogni mattina che mi sveglio ringrazio il Padre eterno che mi ha dato un altro giorno. E soprattutto penso che quello che è successo a me non è nulla rispetto a quello che hanno fatto a Stefano. Che sarà mai portare il busto, fare la chemio o i raggi?».

No, lei non aveva accettato la versione ufficiale con cui volevano spiegarle la fine di Stefano: «Vostro figlio era un tossico. È morto di epilessia». Non si era arresa. E non aveva toccato nulla nella stanza del giovane portato via senza più fare ritorno. Lei, maestra d'asilo, e il marito Giovanni, geometra, non si erano spaventati nemmeno quando avevano capito quel che già in cuor loro sapevano. Nessun passo indietro. Ma schiena dritta e dignità. E poi, le lacrime ricacciate indietro ogni volta perché il lutto in una situazione del genere è quasi impossibile da elaborare. E la ferita sanguina e sanguina ancora.

Forza e fragilità.

Qualcuno ha letto in chiave politica questo dramma ma non dovrebbero esserci divisioni ideologiche davanti a un dolore così grande e senza alcuna giustificazione. «Rita è andata ad abbracciare Stefano, il figlio mai perduto», la saluta su Facebook l'avvocato Fabio Anselmo, compagno di Ilaria. Rita ha perso la sua battaglia, ma ha vinto la guerra.

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