San Paolo. «Il figliol prodigo torna a casa». Non poteva che avere un riferimento biblico la prima frase pronunciata, in tono scherzoso dall'ex presidente del Brasile Jair Messias Bolsonaro che ieri mattina all'alba è finalmente tornato in patria dopo tre mesi di assenza. Lo ha fatto con un volo di linea partito da Orlando, in Florida («Gli Usa? Da sogno»), dove si era rifugiato alla fine di dicembre dello scorso anno, dopo aver perso le elezioni presidenziali di stretta misura contro Luiz Inácio Lula da Silva. Erano solo 350 le persone ad attenderlo all'aeroporto di Brasilia, invece delle 10mila che i suoi alleati politici avevano previsto, ma poco importa. Certo, un ritorno in sordina per lui e niente auto scoperta, come aveva richiesto per sfilare nella capitale, fino a casa, ma nulla sufficiente per abbatterlo, anzi. Se prima di imbarcarsi l'altroieri sera ad Orlando aveva dichiarato alla CNN che non sarebbe stato lui a capo dell'opposizione di destra al sinistrorso Lula, ieri mattina «il Mito», come lo chiamano i suoi supporter, ha invece esordito con un discorso assai battagliero con al fianco i suoi alleati politici del Partito Liberale di cui, dalla prossima settimana, sarà presidente onorario con uno stipendio di circa 15 mila euro mensili. «Bisogna far vedere a Lula che, per ora, è al potere per un breve periodo ma che non potrà fare quello che vuole con il destino della nostra nazione», sottolineando come il suo partito rappresenti il 20% dei seggi in Parlamento.
Poi ha aggiunto che gli attacchi dell'8 gennaio scorso, su cui è aperta una inchiesta che lo vede coinvolto per «appoggio esterno ideologico», «saranno chiariti tramite una CPMI», una Commissione parlamentare mista d'inchiesta, «che porterà la verità e mostrerà cosa è successo per davvero». Staremo a vedere, anche perché Lula si oppone alla CPMI per motivi da chiarire, mentre è emerso che il suo ministro della Giustizia e Sicurezza, Flavio Dino, era stato informato su quanto sarebbe successo. Di sicuro ieri Bolsonaro ha denunciato che il governo Lula gli ha ritirato la scorta con l'auto blindata a cui avrebbero diritto tutti gli ex presidenti. «Sino a lunedì ne avevo diritto a due», ha ironizzato polemico, «poi con l'annuncio del mio arrivo, me le hanno tolte entrambe e adesso ho di scorta due auto normali». Altra certezza è che lo scandalo dei gioielli ricevuti dal re dell'Arabia Saudita continua e, dopo che la Corte dei Conti verde-oro ha chiesto la restituzione immediata anche del terzo lotto, spuntato fuori grazie all'ennesimo scoop del quotidiano Estado de São Paulo, Bolsonaro dovrà deporre il 5 aprile alla polizia Federale. Un caso che ha attirato l'attenzione dei media mondiali visto che il terzo lotto, secondo l'Estado, sarebbe stato affidato all'ex campione di F1 Nelson Piquet, grande supporter del «Mito».
Bolsonaro torna in un momento delicato per il Brasile che sta entrando in quella che sembrerebbe una crisi economica. Ieri sono infatti usciti i dati dell'occupazione del mese di febbraio da cui si evince che sono stati creati il 31,5% in meno dei posti di lavoro rispetto a un anno fa. Inoltre, sempre ieri, il ministro dell'Economia, Fernando Haddad, presentava alla stampa una discussa riforma fiscale e continuava la guerra tra Lula e il presidente della Banca Centrale per il tasso Selic, ovvero il tasso ufficiale di sconto.
Il presidente lo vuole abbassare, oggi è al 13,75%, ma il rischio è che riparta l'inflazione, a detta della massima autorità monetaria del paese del samba. Infine, sempre ieri, 33 deputati hanno protocollato una richiesta di impeachment di Lula
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