Proviamo tutti una sensazione familiare per alcuni e inquietante per altri: quella di dover fare la lista della spesa militare per mettere insieme ciò che l'Europa ha sempre detto (debolmente) di volere e sempre rimandato: una forza armata europea, un esercito dell'Unione che non è mai esistito e che adesso è diventato una necessità come conseguenza del conflitto fra Russia e Ucraina. Da un giorno all'altro ci accorgiamo che dobbiamo correre a fare acquisti come al mercato per prenotare carri armati, droni anti-drone, missili, cannoni e artiglieria anticarro, munizioni, rifornimenti. Coloro per cui questa prospettiva e questo genere di liste è familiare sono coloro che hanno più di sessant'anni e che hanno vissuto la cosiddetta «guerra fredda» come una guerra nucleare imminente tutti i giorni, in un'Europa armata fino ai denti. Non si parlava di esercito europeo se non nei convegni perché tanto si sapeva bene come stavano le cose: da una parte la vera forza armata era quella americana così come dall'altra quella del Patto di Varsavia - stavano i sovietici. Non tentiamo nemmeno a riassumere quel che è accaduto da allora a oggi, salvo ricordare che finché esistevano due Germanie, esistevano in Europa due fortissimi eserciti tedeschi contrapposti. Quando l'Europa concesse al Cancelliere Helmut Kohl di unificare le due Germanie in una, la nuova nazione di fatto disarmò. Poi col crollo dell'impero sovietico l'Europa si cullò nell'illusione della fine della storia senza più duellanti, che aveva comunque garantito la pace nel mondo (a parte cento piccole e medie guerre) grazie all'equilibrio del terrore, ricordato due giorni fa anche da Putin, il quale ha confermato che mai il suo Paese avrebbe usato per primo l'atomica. Ma allora, in quella conca di pace stabile, l'Europa si è adagiata fino al risveglio del 24 febbraio con l'inizio dell'Operazione speciale russa e ci siamo trovati in casa tutte le armi vere e in uso reale. Finora erano sempre stati gli americani a fare i poliziotti del mondo e a sostenere da soli la spesa che permette la loro politica estera e adesso anche noi europei vogliamo parlare, ma non abbiamo la forza per farlo. Perché questo è il punto: non esiste una politica estera indipendente se non ha alle spalle un esercito che garantisca scelte di un governo con una sola voce. E scopriamo che una forza del genere costa più o meno quanto un servizio sanitario. L'unico leader europeo che aveva capito in tempo e richiedeva lo strumento comune è stato Silvio Berlusconi 2002 ma da solo. Adesso che l'Europa si è compattata, la scelta non è più rinviabile.
Il che vuole anche dire che i contribuenti dovranno mettere in conto le tasse per pagare carri, aerei, droni e navi. È scioccante? Sì, lo è per i più giovani. Ma faremo bene ad abituarci, come del resto Paesi vicini la Francia e il Regno Unito e considerarlo un servizio pubblico indispensabile.
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