La soddisfazione è piena ad Arcore. Lo dice a chiare lettere Silvio Berlusconi: «Sono soddisfatto, dai nostri ministri contributo di competenza e esperienza. Faremo la nostra parte». Il governo Draghi sintetizza insomma con efficacia le aspettative dei parlamentari e del leader di Forza Italia. Anche se a dei suoi più stretti collaboratori fanno notare sommessamente che non è arrivato nemmeno un ministero con il portafoglio, per vedere il bicchiere mezzo pieno però altri notano che lo stesso Berlusconi, nel suo colloquio con Draghi, aveva fatto alcuni nomi. E uno di questi è uscito proprio tra i primi nella lista che il nuovo presidente del Consiglio ha reso pubblica uscendo dal colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si tratta di Renato Brunetta. L'economista è il nuovo ministro (senza portafoglio) cui è stata affidata la cura, la gestione ma soprattutto la potenziale riforma della Pubblica amministrazione. Uno dei primi a denunciare la necessità di un cambio di passo dell'opposizione durante la recente crisi politica. Uno dei primi a immaginare un governo di unità nazionale, l'unico - a suo giudizio - a permettere al Paese di uscire dall'impasse provocato dalla pandemia e dalla conseguente recessione economica. E soprattutto una «riconferma», visto che lo stesso Brunetta aveva già ricoperto il ruolo di ministro della Pubblica amministrazione nel governo Berlusconi del 2008, tentando una coraggiosa riforma della Pa in senso meritocratico.
Nell'esecutivo dei migliori entrano altri due nomi di peso del partito di Berlusconi. Si tratta di Mara Carfagna, cui viene affidato il ministro per il Sud e Mariastella Gelmini agli Affari generali e autonomie. La ex ministro dell'Istruzione nel governo Berlusconi, torna al governo in un ministero senza portafoglio ma strategico nella lotta alla pandemia. Prende infatti il posto di Francesco Boccia (Pd). E dal precedessore prende in eredità il difficile rapporto con le Regioni in un momento così delicato tra lockdown locali e mobilità tra regioni ancora limitata. A suo vantaggio la Gelmini ha il fatto che la maggioranza delle regioni è guidata da governatori espressione del centrodestra. Insomma sarà facile parlare con chi condivide la stessa visione politica. Pochi giorni fa la stessa Gelmini aveva pronosticato il successo di Draghi. «Può farcela - aveva detto la capogruppo degli azzurri a Montecitorio - a patto di non rifare un Conte bis. Forza Italia può stare nello stesso esecutivo con il Pd e il Movimento Cinquestelle soltanto per superare un'emergenza, non certo per diventarne alleato». Mara Carfagna è un'altra figura di rilievo di Forza Italia. È il vicepresidente della Camera dei deputati e da tempo una delle più accese sostenitrici di una «terza via» per il partito berlusconiano da far uscire fuori dall'ombra del sovranismo dominante. Ha una grande sensibilità per i problemi del Mezzogiorno e delle questioni legati alla crescita economica e allo sviluppo sociale.
In Forza Italia, però, è palpabile anche al soddisfazione per l'inclusione di Giancarlo Giorgetti.
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