"Ritorsioni per i test? Le restrizioni di Pechino sono state molto peggio"

Il dg della Salute: "Non vogliamo disincentivare la mobilità ma diminuire le infezioni in arrivo"

"Ritorsioni per i test? Le restrizioni di Pechino sono state molto peggio"

«Raccomandare tamponi a chi parte dalla Cina è una cosa molto positiva commenta Giovanni Rezza, epidemiologo nonché Direttore generale della prevenzione al ministero della Salute -. È il massimo che si possa ottenere a livello diplomatico».

In Italia funzionano i controlli?

«Certamente, tanto che Spagna e Francia ci hanno seguito subito. E ora si è aggiunta anche la Germania. A oggi su 842 passeggeri testati a Malpensa e Fiumicino sono stati identificati 199 positivi, quasi uno su quattro. E con i tamponi in partenza si ridurranno i numeri dei positivi».

Le compagnie aeree però sono scettiche sull'uso delle mascherine.

«È una misura di buon senso che serve a contrarre l'infezione in viaggio: se si imbarcano passeggeri positivi il rischio di diffusione aumenta».

E le ritorsioni che minaccia la Cina? Non è che poi i turisti snobbano l'Italia?

«Loro stessi avevano fatto restrizioni pesanti in passato. Ma le ultime misure sono prese a tutela dei viaggiatori. Non vogliamo disincentivare la mobilità, ma solo controllare per diminuire il carico di infezioni in arrivo».

Per ora la situazione è sotto controllo?

«Si, abbiamo trovato solo sottolignaggi Omicron, nessuno nuovo che non circoli già da noi».

Perché in Cina Omicron corre così velocemente?

«La situazione immunologica di base è molto diversa dalla nostra. I cinesi erano stati efficienti nel bloccare la circolazione del virus con misure repressive. Ma di ritorno gli è arrivato Omicron che contagia moltissimo. E la popolazione è ampiamente suscettibile, non ha immunità naturale».

Dai noi invece che sta succedendo?

«Le stesse varianti non hanno la stessa velocità di circolazione. È ormai diffusa un'immunità ibrida provocata dal vaccino e dall'infezione naturale. La popolazione ha molte più difese: le stesse varianti che possono fare grandi danni in Cina, da noi sono assorbite senza grandi contraccolpi».

La nuova variante «Kraken» che dilaga già il 25 Paesi deve preoccuparci?

«Non è detto che esploda. Ma serve un minimo di sorveglianza e poi il richiamo vaccinale con i nuovi bivalenti dev'essere fatto al più presto, il mio invito è rivolto soprattutto ai fragili, gli anziani».

È cambiato il senso della campagna vaccinale.

«Dopo Omicron c'è stato un cambio di paradigma: prima la vaccinazione serviva anche per arginare la diffusione delle infezioni. Ora con Omicron i vaccini servono soprattutto a proteggere dalla malattia grave anziani e fragili. Gli obblighi sono superati».

Però gli anziani non si vaccinano.

«C'è stata una ripresa. La settimana scorsa abbiamo raggiunto 200mila dosi. Dipende dalla percezione del rischio. E la minaccia cinese spinge la gente a serie riflessioni».

Cosa direbbe per convincere un anziano a fare il richiamo?

«Dico che più deboli sono i sintomi, meglio è. Quindi, anche se ci si può infettare, il richiamo serve a rinfrescare gli anticorpi neutralizzanti che ti proteggono dal rischio di malattia grave e dell'ospedalizzazione e, in parte, anche dalla malattia sintomatica».

L'Oms dice che nel 2023 la pandemia sarà

ufficialmente finita.

«Con una buona dose di ottimismo, per la fine dell'anno sarà tutto finito. Io un anno fa ho parlato di fine sociale della pandemia, ma questo non vuol dire che sia la fine biologica del virus».

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