Il potere dello schermo e delle storie, ai tempi del lockdown. In Italia, su Netflix, è sbarcata da meno di un mese la miniserie La regina degli scacchi, ma l'impatto che potrebbe aver avuto tra i cittadini del mondo, di quarantena in quarantena, lo racconta il sito americano Chess.com.
«Il numero di nuovi giocatori di scacchi è cinque volte superiore a quello dell'anno scorso spiega alla BBC Nick Barton, alla direzione del settore economico del sito-web di scacchi più importante del mondo . In molti pensano agli scacchi come a un vecchio cliché: sono convinti sia un passatempo per gente noiosa, o per i classici nerd, appassionati di giochi stravaganti; ma noi abbiamo sotto gli occhi una realtà diversa. Parlo con i giocatori più bravi ogni giorno, e hanno tutti forti e solide personalità, come in qualsiasi altra professione o passione. Certo, portano nel gioco a scacchi il loro approccio alla realtà, e ovviamente il lato eccentrico non manca. Ma prosegue Barton l'anno scorso di questi tempi avevamo 20mila nuovi utenti al giorno: oggi sono 100mila ogni 24 ore, vale a dire cinque volte di più». E l'influenza di questa miniserie campionessa di incassi non sfugge agli osservatori del fenomeno né è negata dai bambini, sempre più numerosi tra le fila di chi siede al computer per una partita a scacchi. La storia di Beth, prima nel romanzo di Walter Tevis (1983) poi nella fortunatissima serie cult (2019) è una partita nella partita: combattendo la propria dipendenza da alcol e psicofarmaci, dopo un'infanzia da orfana in un istituto degli anni Cinquanta, la protagonista diventa una campionessa di scacchi. Già in tenera età, il prodigioso talento nel gioco la redime da se stessa e da un destino complicato. Curioso scoprire che la fantasia di scrittore e sceneggiatori incontra un nome e un cognome reali: una storia molto simile, infatti, è quella della Anna Rudolf (trentatré anni oggi) era una enfant-prodige a soli quattro anni negli scacchi, e una campionessa planetaria oggi. Oltre ad aver vinto numerosi tornei, è la più popolare commentatrice di partite di scacchi nel suo Paese. Non solo appannaggio degli uomini, quindi, questo hobby che il lockdown ha fatto esplodere; il testa a testa silenzioso per eccellenza, l'agone che allena mente e mani a non sbagliare mossa, a disporre delle pedine su una strada in bianco e nero nella quale tutto è possibile. Dieci anni fa, il maestro e campione inglese Malcolm Pein aveva istituito un'attività di beneficenza nelle scuole e nelle comunità di recupero, basata proprio sugli scacchi. Ma, se la pandemia ha reso difficile l'insegnamento del gioco in presenza, la scacchiera è diventata una star del web. Forse, proprio pensando a questa storia di rivalsa femminile e genio che supera se stesso nella serie tv, Nick Barton ha commentato che: «non è possibile parlare del vissuto dei singoli giocatori, delle loro esperienze pregresse con sostanze stupefacenti o dipendenze di vario genere: ma resta un dato straordinario come questo vissuto influisca nello stile dei giocatori». E non si può fare a meno di osservare quanto la clausura domestica, messa a punto dai mezzi virtuali, stia agevolando la nuova ribalta dell'antico, della semplicità dal fascino invincibile e terapeutico dei vecchi giochi.
Il volto di Anya Taylor Joy (interprete de La regina degli
scacchi che, per uno scherzo del Caso somiglia molto alla ungherese Anna Rudolf) invoglia anche le nuove leve di sesso femminile a misurarsi con un mondo che ignoravano, e che per i loro nonni era un passatempo per fuoriclasse.
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