È la rivincita dopo la ferale notizia del processo che lo attende da quando ha lasciato la politica e perso l'immunità, prima volta nella storia della Quinta Repubblica francese che un ex presidente andrà a processo per corruzione. Nicolas Sarkozy, 64 anni, capo dello Stato dal 2007 al 2012, ultimo leader vincente del centrodestra francese, celebra in queste ore il successo della sua nuova vita dopo l'Eliseo. Lo fa in libreria, dove Passions (Éditions de l'Observatoire, 360 pp), ottavo libro sfornato da Sarko e uscito il 27 giugno in Francia, già tre giorni dopo era campione di vendite e oggi, a distanza di un mese, è a quota 213mila copie (pronte 40mila ristampe). Un buon risultato era prevedibile: Chirac nel 2009 vendette 500mila copie, Valéry Giscard d'Estaing nel 1988 sfiorò il milione. Ma Passions promette di andare oltre. È già un «successo colossale» per Muriel Beyer, direttrice della casa editrice con cui Sarkozy pubblica il suo «racconto di vita», «la mia e quella dei francesi», «ciò che mi ha toccato, entusiasmato e qualche volta sconvolto, al di là della stretta attualità e della lotta politica».
L'autobiografia parziale è «un resoconto disordinato - spiega Sarkozy - senza ordine cronologico, senza preoccupazioni tematiche, senza retro-pensiero politico», della sua storia politica e privata, dai primi passi nella destra neogollista di Jacques Chirac, nel lontano 1975, fino alla vittoria nel 2007, dal matrimonio colato a picco con Cécilia, che gli annuncia di voler divorziare il giorno del dibattito tv tra i due turni delle presidenziali, fino alle nozze con Carla Bruni, «il centro della mia vita», e che era al suo fianco alla cena su invito di Emmanuel Macron all'Eliseo, in cui la première dame Brigitte, «una donna di qualità», lo ha colpito per «sincerità e semplicità».
Sarkozy si dice «fortunato, molto fortunato», anche se sostiene di «aver dovuto pagare a volte un prezzo troppo alto per il successo». Eppure «mai, mai, ho conosciuto la noia». A partire dal momento in cui Chirac, il leader che cita di più, lo ascolta parlare a Nizza ai tempi della nascita del partito neogollista Rassemblement pour la République e gli dice: «Sei fatto per la politica. Voglio che lavori per me». Non è stato tutto rose e fiori - spiega Sarko - «ci sono stati a volte momenti di confronto brutale», ma con la famiglia Chirac «si è creato qualcosa che va oltre i sentimenti. Non sarei mai diventato ciò che sono senza gli Chirac».
Bordate, invece, Sarkozy ne riserva al leader socialista che gli soffiò l'Eliseo, François Hollande, e alla sua ex moglie Ségolène Royal, battuta invece nel 2007. Lei «capace di affermare cose di cui non crede una parola», lui che mostrò tutta la sua «brutalità» al momento del passaggio di poteri, «scortese, specialmente con Carla, cosa che mi è profondamente dispiaciuta». Parole dure ne ha per François Fillon, che contribuì alla fine della sua carriera politica nel 2016 battendolo alle primarie dei Républicains, e che definisce «fragile e rancoroso», e per l'ex premier Dominique de Villepin, «arroccato a un mondo virtuale».
Il solo italiano citato è l'allora Commissario europeo per la Concorrenza, Mario Monti, «intelligente, competente, molto cortese, ma dotato di un rigore che sconfina spesso nella rigidità». Con Macron invece, Sarko spiega di avere in comune la giovane età che li ha portati all'Eliseo, «utile per prendere il potere, ma una debolezza nell'esercitarlo». Unica stoccata: ora tutti pensano che se l'attuale presidente è riuscito a contare meno sul lavoro e più sulla fortuna, tutto sia possibile per tutti. Però il lato umano è salvo, anche grazie alla moglie Brigitte, che a cena gli ha detto: «Ho sempre avuto simpatia per lei e non me ne pento».
Ammette di essere «naturalmente eccessivo» Sarko. E si fa tenero quando parla d'amore, «tesoro inestimabile», specie per la moglie Carla, che lo colpì «soprattutto per la sua intelligenza» più che per la bellezza.
Chissà che questi ricordi non aiutino alla rinascita della destra francese, ormai umiliata, relegata all'8%
alle ultime Europee ma che vede ancora in Sarkozy l'unico salvatore, il miglior leader della destra, al 46% (Elabe per Bfmtv) e al secondo posto per Ifop tra i leader più graditi con il 47%. Macron è al 36%, quattordicesimo.
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