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La rivolta degli eletti M5s: vogliamo tenerci più soldi

I parlamentari sfidano Di Maio e Casaleggio sulla «collegialità» e sui rimborsi. Altre 2 uscite

La rivolta degli eletti M5s: vogliamo tenerci più soldi

Non è un ricatto, anche se gli somiglia molto. Nell'ennesima giornata di scontro tra il M5s e il suo capo politico, Luigi Di Maio e i (pochi) fedelissimi a lui vicini sono stati messi di fronte a un bivio. Il messaggio arrivato ieri dalle assemblee dei gruppi parlamentari è chiaro: «O accogliete le nostre richieste oppure davvero ne rimarrà soltanto uno». Le minacce di fughe, i numeri ballerini del governo al Senato e il caos sulle restituzioni sono le occasioni giuste per raggiungere gli obiettivi perseguiti da mesi da molti grillini: limitare il potere di Di Maio e ridurre l'influenza di Casaleggio. Ieri c'è stato prima un briefing con i soli deputati e una lunga riunione al Senato a partire dal primo pomeriggio, quindi l'assemblea congiunta.

I punti all'ordine del giorno sono stati due: l'organizzazione interna del M5s e la «riforma» del meccanismo delle restituzioni. In serata è cominciato a circolare un documento, sottoscritto da un gruppo di senatori, articolato in «cinque problematiche» da risolvere. Dopo una sorta di preambolo sull'indirizzo politico del Movimento, c'è la sostanza dell'ultimatum al capo politico. Dal punto di vista dell'organizzazione, viene messo nero su bianco un tema riproposto ciclicamente: «Il M5s dovrà essere guidato da un organismo collegiale democraticamente eletto». I rivoltosi specificano che «non ce l'abbiamo con Di Maio, ma questo organo dovrà essere affiancato al capo politico». Salvo poi aggiungere nel documento: «un primo passo deve essere la netta separazione tra le cariche interne al movimento e quelle di governo».

L'altro bersaglio è Davide Casaleggio. Mai come ora messo nel mirino. A tal punto che, nella riunione dei deputati, i capigruppo Davide Crippa della Camera e Gianluca Perilli del Senato, come appreso dall'Adnkronos, hanno aperto alla possibilità di sopprimere il comma dello statuto che prevede il versamento delle eccedenze del comitato restituzioni all'Associazione Rousseau. In discussione anche la possibilità di introdurre un regime forfettario per i versamenti. I senatori hanno chiesto l'istituzione di un comitato di garanti, formato da parlamentari e consiglieri regionali, chiamato a riformare il meccanismo. Ma la bordata più pesante nei confronti di Casaleggio è la proposta, scritta a chiare lettere, di togliere al figlio del fondatore la gestione della piattaforma. Tutti gli aspetti del funzionamento di Rousseau «devono essere posti sotto il controllo del M5s ed effettuati con metodo democratico». Si parla, anche su questo punto, della creazione di un comitato di garanti. Dopo i retroscena sulla fine dello «scudo legale» della Casaleggio per Beppe Grillo, i senatori hanno proposto che la cifra della restituzione dovrà essere comprensiva delle spese legali del comico e fondatore del M5s. Altro colpo assestato al guru della democrazia digitale.

Il premier Giuseppe Conte non è stato immune dalle critiche, soprattutto sui «voti al buio» chiesti ai parlamentari e sull'uso eccessivo della decretazione

d'urgenza. Intanto rimangono congelate le espulsioni per i morosi delle restituzioni e sono usciti dal gruppo altri due deputati: Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri, entrambi diretti verso il gruppo di Lorenzo Fioramonti.

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