"Robo, vieni qui!". E spara a Fico. Slovacchia in ansia per il premier

Il primo ministro colpito a braccio e addome. Operato, in coma farmacologico lotta per la vita. Doveva discutere di nucleare. La condanna dei leader europei

"Robo, vieni qui!". E spara a Fico. Slovacchia in ansia per il premier
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«Robo, vieni qui!». Poi tre o quattro spari. Robert Fico, premier della Slovacchia, era appena uscito da un edificio di Handlova, città della Slovacchia centro-occidentale, quando è stato avvicinato da un signore di una certa età, che lo ha chiamato. Il premier gli si è avvicinato tendendogli la mano, pensando a un ammiratore. E invece l'uomo ha estratto una pistola regolarmente detenuta e ha sparato, colpendolo «con 5 colpi, di cui uno allo stomaco». «È stato un tentato omicidio, l'attentatore voleva uccidere Fico», le parole del portavoce della polizia dopo le primissime indagini. Ora Fico lotta tra la vita e la morte in un ospedale di Banská Bystrica, la città più vicina, perché nella più lontana Bratislava Fico probabilmente non sarebbe arrivato vivo. Secondo la tv TA3 sarebbe stato posto in coma farmacologico.

Tutto è successo nel giro di pochi minuti, nella tarda mattinata di ieri. Fico si trovava a Handlova per una riunione «fuori sede» del governo sulla costruzione di una nuova centrale nucleare. Un progetto contestato anche se ieri fuori dal centro culturale di Handlova la situazione sembrava tranquilla. Colpito all'addome, il premier si accasciato ed è stato portato in eliambulanza in ospedale, dove è arrivato in condizioni estremamente critiche anche se vigile. Fico è stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico, inizialmente si erano diffuse notizie rassicuranti ma poi il ministro della Difesa Robert Kalinak ha parlato in serata di condizioni «straordinariamente gravi».

Nel frattempo l'attentatore era stato arrestato. Un personaggio dal profilo lontano da quello di un criminale: l'uomo si chiama Juraj Cintula, è uno scrittore e poeta di Levice, che aveva deciso di armarsi dopo che era stato coinvolto in un conflitto a fuoco tempo fa in un centro commerciale. L'uomo, che nel 2016 aveva lavorato per una società di sicurezza privata, sarebbe un sostenitore del partito d'opposizione «Slovacchia progressista» ed è stato immobilizzato senza problemi dagli agenti. «L'ho fatto perché sono in disaccordo con le politiche del governo», pare siano state le sue prime parole.

Fico, 60 anni a settembre, era ritornato al governo nell'ottobre scorso, per la terza volta. Personaggio controverso, è stato protagonista di una parabola politica insolita, passando in trent'anni dalla militanza comunista alla guida di un partito formalmente socialdemocratico, lo Smer, ma che in realtà flirta con l'estrema destra, motivo per cui è stato espulso dal gruppo del Partito socialista europeo all'Europarlamento. Secondo molti analisti politici, Fico sarebbe in realtà soltanto un opportunista piuttosto spregiudicato. Filorusso, all'inizio dell'anno ha annunciato lo stop all'invio di armi all'Ucraina e si batte in sede Ue per cancellare le sanzioni Ue contro Mosca e per l'avvio di negoziati di pace.

L'attentato a Fico ha scosso la politica slovacca ed europea. La presidente slovacca Zuzana Caputová ha parlato di «attacco brutale» e ha augurato a Fico «tanta forza per riprendersi». La commissaria europea Ursula von der Leyen ha detto che «tali atti di violenza non trovano posto nella nostra società e minano la democrazia, il nostro bene comune più prezioso», mentre l segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si è detto «scioccato e inorridito». Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di «crimine odioso» e anche l'arcinemico Volodymyr Zelensky pensa che vada fatto «ogni sforzo per garantire che la violenza non diventi la norma in nessun paese, forma o ambito».

«Scioccato dall'atroce attacco contro l'amico» anche il premier ungherese Viktor Orbàn, a cui Fico è stato spesso paragonato. «Preghiamo per la sua salute e per una rapida guarigione!». Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani è prudente: «La violenza in Europa non dovrebbe esserci».

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