
La scia di attacchi terroristici di matrice islamica che ha insanguinato la Germania negli ultimi mesi, e in alcuni casi prima di votazioni politiche, potrebbe essere stata influenzata dalla Russia. Per la prima volta, i media e la polizia della Repubblica federale hanno esplicitato questa ipotesi, dando una forma più definita ad una serie di speculazioni e sospetti circolate nell’opinione pubblica e negli ambienti della sicurezza tedeschi.
Come riportato dal Corriere della Sera, domenica 6 marzo la televisione pubblica Zdf ha mandato in onda un servizio in cui è stato detto che, quattro giorni prima dell’attentato di Mannheim del 31 maggio scorso contro l’esponente della destra e noto anti-islamico Michael Stürzenberger, alla vigilia delle elezioni europee, sono state fatte delle ricerche da diversi indirizzi Ip localizzati proprio nella Federazione. Alcune di queste avevano come oggetto la vittima dell’attacco compiuto dal 26enne afghano Suleiman Ataee, altre contenevano parole chiave come “attentato con il coltello a Mannheim” o le posizioni delle telecamere di sicurezza nella piazza dove, poi, l’aggressione è avvenuta realmente.
Altro caso particolare è quello di Monaco, dove a poche ore dall’inizio della Conferenza sulla Sicurezza e in una città blindata un bodybuilder afghano ha preso di mira un corteo sindacale protetto e presidiato dalla polizia. Elementi, questi, che inducono a pensare a una pianificazione ad uno studio prima dell’attacco. Infine, l’uccisione di un turista spagnolo da parte di un siriano al memoriale dell’Olocausto di Berlino, luogo simbolo della capitale, a meno di 48 ore dalle elezioni politiche. Tutti eventi che hanno alzato la tensione e il senso di insicurezza, come anche i voti al partito di estrema destra Afd, noto per la sua contrarietà al supporto della Germania a Kiev.
C’è chi potrebbe gridare al cospirazionismo e affermare che si tratta solo di coincidenze, ma le autorità federali stanno indagando seriamente sulla questione. Lunedì 7 marzo, un portavoce della polizia ha confermato all’Afp che il governo sta esaminando “possibili influenze mirate dall’estero” e, in un articolo comparso a marzo su Foreign Affairs, un ufficiale dell’intelligence tedesca ha dichiarato che nella sua agenzia si ritiene che “agenti dei servizi di sicurezza russi potessero aver istigato questi attacchi allo scopo di aumentare il sostegno all’estrema destra, che si oppone all’aiuto tedesco all’Ucraina”.
L’argomento, comunque, rimane molto delicato e ad oggi non vi sono prove certe. Rimane però il fatto che il lavoro degli investigatori ha portato sotto la lente d’ingrandimento i rapporti tra la Russia e la galassia del jihadismo.
A gennaio, per esempio, due afghani residenti in Germania sono stati accusati di aver commesso attentati per conto di Mosca nel loro Paese, mentre nelle intercettazioni riguardanti la rete di spie bulgare al soldo del Cremlino smantellata in Inghilterra si parlava di “assumere un attentatore suicida dell’Isis per far saltare in aria” il giornalista Christo Grozev. Un nuovo capitolo del gioco di ombre dei servizi segreti, dunque, e della “guerra ibrida” che Vladimir Putin ha lanciato contro l’Occidente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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