
Un violento terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito ieri il Myanmar centrale, con ripercussioni drammatiche in tutta la regione, dalla Thailandia fino alla Cina, nella regione dello Yunnan. Una scossa 300 volte più forte di quella che ha colpito Amatrice. L'epicentro è stato localizzato nei pressi di Mandalay, lungo la faglia di Sagaing, una delle più attive e pericolose del Sud-Est asiatico. Il sisma, seguito da una seconda scossa di magnitudo 6.4, ha causato il crollo di edifici pubblici e privati, danni alle infrastrutture, almeno 144 morti e 738 feriti. Ma si temono migliaia di vittime.
«Le infrastrutture pubbliche sono state seriamente danneggiate. Ci preoccupano le dighe di grandi dimensioni», ha dichiarato tramite collegamento video da Yangon Marie Manrique, coordinatrice del programma per la Federazione Internazionale della Croce Rossa.
Le prime immagini arrivate dal Myanmar mostrano scene di devastazione, con interi quartieri distrutti, ponti collassati e persone che scappano per strada chiedendo aiuto. L'ospedale di Naypyidaw, danneggiato dalla scossa, è stato preso d'assalto dai feriti. «Non ho mai visto niente di simile», ha raccontato un medico all'Afp. Molte strade sono impraticabili e le comunicazioni difficoltose a causa del blackout elettrico e del collasso delle reti internet e telefoniche.
Il Myanmar, guidato da una giunta militare isolata dalla comunità internazionale dal colpo di Stato del primo febbraio 2021, ha decretato lo stato di emergenza in sei regioni e ha lanciato una rara richiesta di aiuti umanitari internazionali. Zin Mar Aung, rappresentante del governo parallelo di unità nazionale che si è costituito dopo il golpe, ha detto che le milizie anti-giunta sono già all'opera per portare assistenza. «È una situazione molto grave. Abbiamo bisogno di aiuti umanitari e tecnici», ha aggiunto.
«Il governo del Myanmar ha chiesto supporto internazionale e il nostro team è già in contatto per mobilitare pienamente le nostre risorse nella regione per supportare la popolazione», ha dichiarato Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite.
Anche in Thailandia la situazione è grave. A Bangkok è crollato un grattacielo in costruzione di trenta piani. I soccorritori stanno usando droni termici e cani addestrati per individuare eventuali superstiti sotto le macerie. Il governo thailandese ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale e sospeso le attività della borsa e dei trasporti pubblici.
Sul fronte italiano, il ministero degli Esteri ha attivato l'Unità di Crisi e inviato messaggi di allerta ai connazionali presenti in Myanmar (circa un centinaio) e in Thailandia (oltre 7000 iscritti all'Aire). Il ministro Antonio Tajani ha chiesto l'intervento del meccanismo europeo di protezione civile e una valutazione comune della situazione. Al momento non si segnalano vittime italiane, ma le verifiche sono ancora in corso.
Il sisma è stato causato da un movimento lungo la faglia di Sagaing, una frattura lunga oltre 1.200 chilometri che attraversa il Myanmar da nord a sud, passando vicino a città densamente popolate come Mandalay, Naypyidaw e Yangon. Si tratta di una struttura «trascorrente», in cui le due porzioni di crosta scorrono orizzontalmente in direzioni opposte. Questo tipo di movimento, quando resta bloccato per anni a causa dell'attrito tra le rocce, può accumulare grandi quantità di energia che, una volta rilasciata, provoca scosse molto violente.
Le analisi geologiche mostrano che qui il movimento tettonico avanza in media di 18 millimetri l'anno. Può sembrare poco, ma è sufficiente, nel tempo, a generare eventi distruttivi come quello avvenuto ieri. Tra il 1930 e il 1956 l'area ha già registrato almeno sei terremoti di magnitudo superiore a 7.
Per la sua lunghezza, potenza e vicinanza a centri urbani, è stata definita una «superstrada sismica» e rappresenta una delle principali minacce naturali dell'Asia. Oggi viene monitorata da sismologi di tutto il mondo, ma l'instabilità politica del Myanmar e le carenze infrastrutturali rendono più difficile il controllo continuo e la prevenzione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.