Primo nei sondaggi, primo nelle urne. Il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio Francesco Rocca vince le elezioni. E lo fa nettamente: secondo le proiezioni Opinio-Rai (copertura al 67%) conquista il 54,2 per cento delle preferenze, e lo ha votato più di un cittadino laziale su due anche considerando i voti reali, quando è stato scrutinato il 40 per cento delle sezioni. Rocca è in testa in tutte le circoscrizioni, e stacca di oltre venti punti l'avversario di centrosinistra, Alessio D'Amato. L'assessore uscente del Pd aveva detto di contare sulla vittoria, sperando di lasciare al presidente della Croce Rossa solo i sondaggi, ma così non è stato: per le proiezioni Opinio, D'Amato dovrebbe fermarsi al 32,4 per cento. Nemmeno il mancato accordo con il M5s giustifica la sonora sconfitta del centrosinistra: la candidata pentastellata, Donatella Bianchi, è accreditata dell'11,6 per cento, e dunque nemmeno in caso di ticket Pd-M5s l'esito del voto sarebbe cambiato.
Proprio D'Amato ha ammesso la sconfitta telefonando a Rocca per congratularsi, annunciando «un'opposizione dura sulle questioni concrete in Consiglio regionale». Anche l'ex senatore Esterino Montino, sindaco di Fiumicino e anima della lista civica che correva con D'Amato, ammette che «il vento del 25 settembre non è cambiato», attribuendo la sconfitta più all'astensionismo che non alle divisioni nella coalizione, visto che «la somma dei due dati non fa il risultato di Rocca». Delusa, ovviamente, anche Bianchi, con la giornalista scelta da Giuseppe Conte come candidata laziale che dal suo comitato parla di un risultato evidentemente «insoddisfacente».
Il nuovo governatore del Lazio dal canto suo gongola. Arriva al comitato elettorale quando le urne sono chiuse da tre ore e il verdetto è ormai scritto. Si dice «emozionato» per la sua corsa «breve ma intensa», dribbla il toto-giunta e spiega: «Prevale ora il senso di responsabilità che è enorme, bisogna risollevare una sanità distante e che mortifica i cittadini». Rocca dice la sua anche sull'affluenza: «L'astensionismo sottolinea che 10 anni di centrosinistra hanno allontanato i cittadini. Ci impegneremo per far tornare fiducia e partecipazione». Già, il manager della Croce Rossa fortemente voluto da Giorgia Meloni ha rispettato le previsioni della vigilia nonostante un'astensione davvero preoccupante: nella regione ha votato appena il 37,2 per cento degli aventi diritto, quasi la metà rispetto al 2018 (70,84%), e il fenomeno è ancora più vistoso nella Capitale, dove l'affluenza si è fermata al 33,11 per cento, un dato inferiore persino al secondo turno delle ultime comunali, che vide presentarsi alle urne il 40,68 per cento dei romani.
Al netto della disaffezione degli elettori laziali, stando alle proiezioni, Fdi con il 33,9 per cento si conferma primo partito nella Regione, crescendo ancora rispetto alle ultime politiche, seguito dal Pd (19,9 per cento) e con Forza Italia sull'ultimo gradino del podio, accreditata del 9,3 per cento dei consensi, contro il 9 del M5s. In crescita anche la Lega, data al 7,9 per cento, mentre il Terzo polo si ferma al 4,9%.
E mentre Pd e centrosinistra si leccano le ferite, esulta la premier Meloni che si complimenta con Rocca (e col suo omologo lombardo Attilio Fontana) per la «netta vittoria», plaudendo a «un importante e significativo risultato che consolida la compattezza del centrodestra e rafforza il lavoro del governo».
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