C'è un vento nuovo in Pisana, dove il presidente Francesco Rocca, eletto pochi mesi fa, ha tolto il patrocinio regionale al Pride di Roma. Una scelta che «si è resa necessaria e inevitabile a seguito delle affermazioni, dei toni e dei propositi contenuti nel manifesto dell'evento intitolato Queeresistenza, consultabile pubblicamente sul sito della kermesse», si legge nella nota ufficiale. C'è una questione dirimente: il fatto che il patrocinio regionale, per Rocca e per la maggioranza di centrodestra, «non può, né potrà mai, essere utilizzato a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto». Una pratica che invece il Pride di Roma sostiene eccome. Del resto la coalizione formata da Fdi, Fi e Lega sta, a parlamentare con il dl a firma della meloniana Carolina Varchi, combattendo affinché la cosiddetta maternità surrogata diventi reato universale. Una legittimazione della Pisana al Roma Pride sarebbe stata contraddittoria, così come segnalato da Pro Vita e Famiglia, con le dichiarazioni del portavoce Jacopo Coghe, che ha poi plaudito alla decisione. Il «manifesto» dell'organizzazione del Pride - quello citato dalla Regione nel suo comunicato - attacca peraltro il governo Meloni per la presunta offensiva che sarebbe stata subita dalla «comunità Queer». Con ogni evidenza, la difesa della famiglia e la promozione della natalità (oltre alla contrarietà ad alcune trascrizioni e alla gestazione per altri), istanze tipiche del centrodestra, costituiscono un gancio narrativo per chi organizza l'opposizione di piazza. E il centrosinistra ha colto la palla al balzo per tacciare l'esecutivo Meloni e Rocca di oscurantismo. «Non c'entra nulla l'utero in affitto, non c'entrano nulla i presunti comportamenti illegali cui fa riferimento la Giunta: la revoca del patrocinio al Roma Pride da parte della Regione Lazio dimostra ancora una volta che con Fratelli d'Italia al governo l'omofobia è istituzionalizzata, è una omofobia di Stato», ha osservato il presidente di +Europa Riccardo Magi. La direzione dei Radicali di Roma, se possibile, ha alzato ancora di più il tiro: «La revoca del patrocinio al Roma Pride ha tutta l'aria di essere il primo atto ufficiale di attacco ai diritti e alle libertà da parte della destra che governa la Regione Lazio». Anche il Pd ha preso parte al coro: «La revoca del patrocinio della Regione al Roma Pride, deciso poco fa dal presidente Rocca, è un'occasione sprecata e un brutto segnale. Dimostra l'incapacità di sostenere una battaglia giusta», ha annotato Marta Bonafoni. E Gualteri ha invece annunciato il patrocinio di Roma alla kermesse. Ma cosa c'è scritto nelle «rivendicazioni» del Roma Pride, nel punto che riguarda «Famiglia e genitorialità?». Sul sito ufficiale dell'evento, si legge: «Chiediamo gli stessi diritti riservati alle coppie cis-etero in termini di accesso alle adozioni e alla procreazione medicalmente assistita, mettendo fine a un'assurda discriminazione; (vogliamo una legge che introduca e disciplini anche in Italia una gestazione per altri (GPA) etica e solidale)». Battaglie politiche che non per forza devono essere sostenute da un'istituzione come la Regione Lazio (o qualunque altra).
Nei piani della
maggioranza, c'è l'estensione del divieto di maternità surrogata anche per quei cittadini italiani che si recano all'estero per usufruirne, con sanzioni specifiche. L'approvazione della legge Varchi è prevista entro questo mese.
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