Roma e Parigi per la stretta. Berlino isolata

Dopo un'iniziale prudenza, Draghi ha deciso di spingere sull'acceleratore. E ha sostanzialmente sposato la linea dura contro Mosca.

Roma e Parigi per la stretta. Berlino isolata

Si va allargando sempre più il solco che divide Roma e Berlino. Che nelle prime settimane del conflitto si sono mosse seguendo uno stesso approccio, condividendo la comune condizione di forte dipendenza energetica dalla Russia. La Germania, infatti, importa il 49% del gas che utilizza da Mosca, mentre l'Italia attinge all'import russo per il 46% del suo fabbisogno. Niente a che vedere, per capirci, con la Francia - che si affida alla produzione di Mosca solo per il 25% della proprio fornitura - o con la Spagna. Ecco perché - almeno per qualche tempo - ci siamo mossi seguendo uno stesso canovaccio, con il cancelliere Scholz sempre un passo più avanti di noi a manifestare dubbi su sanzioni considerate troppo restrittive.

Nelle ultime settimane, però, il quadro si è andato di molto modificando. Il cambio di passo, spiegano da Palazzo Chigi, risale in verità a inizio marzo, quando le cancellerie europee si sono confrontate sull'ipotesi dell'esclusione della Russia dal sistema bancario Swift. È stato allora che le posizioni si sono divaricate, con Berlino che - insieme alla sola Ungheria - ha iniziato a tirare il freno a mano. Di certo, con il passare dei giorni la distanza si è fatta sempre più evidente. Al punto che oggi Scholz è rimasto isolato rispetto ai grandi dell'Europa. D'altra parte, non è un caso che due settimane fa Zelensky si sia rifiutato di ricevere a Kiev il presidente tedesco Steinmeier.

Dopo un'iniziale prudenza, Draghi ha deciso di spingere sull'acceleratore. E ha sostanzialmente sposato la linea dura, rappresentata con maggior decisione da Biden (che incontrerà alla Casa Bianca il 10 e 11 maggio) e da Johnson. Il che, di fatto, si traduce in un via libera all'eventualità di un embargo al petrolio russo, scenario in verità ancora non scontato, visto che anche Washington avrebbe iniziato a manifestare sul punto una certa cautela. Almeno stando al segretario di Stato al Tesoro Yellen, convinta che un bando al petrolio di Mosca potrebbe rivelarsi un boomerang e avere un «impatto dannoso per l'Ue». Una presa di posizione dettata non solo da un afflato a difendere gli interessi dell'Europa, ma anche dal timore che un embargo del petrolio possa avere per gli Stati Uniti conseguenze sui prezzi anche a livello «domestico».

Sul tema dell'embargo, però, l'Europa è ormai quasi tutta

schierata. Manca, tra i grandi, solo la Francia. Che, però, da domani uscirà dal congelamento dovuto alle elezioni presidenziali: con Macron che dopo essere riconfermato all'Eliseo sposerà senza esitazioni la linea dura.

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