Ha vinto la Roma, che detto così sembra un'ovvietà. Perché lo sapete già tutti che la partita contro la Juventus è finita 2-1. Ha vinto la Roma nel senso che per tutta la sera di ieri e la mattina di oggi si è sentito il ritornello della Juventus che non è più la stessa, che è stata rovinata, che ha perso serenità, personalità, forza, classe, grinta, che sul mercato non è riuscita a rimpiazzare Tevez, Vidal e Pirlo. È tutto vero ma non spiega ciò che è accaduto ieri all'Olimpico: ha vinto la Roma, appunto. Ha giocato, ha dominato, ha persino rischiato troppo rispetto a quello che è successo in campo. Ha vinto una squadra sembrata solida, convinta di quello che faceva e di come lo faceva, una squadra che negli ultimi quattro anni non aveva mai battuto la Juventus e che ieri l'ha messa sotto per tutta la partita, a eccezione dei quattro minuti di recupero.
Vista alla prima giornata a Verona, la Roma era sembrata confusa, inconsapevole (o forse troppo consapevole) delle sue potenzialità: non un'idea vera, l'aveva salvata un errore del portiere del Verona Rafael. Ieri il contrario: chi cercava una Roma che diventasse finalmente matura, l'ha vista. Non si costruisce una squadra in una settimana, ma in una settimana si può trovare il modo di darle una struttura, di darle una forma, di darle coraggio. Perché se hai De Rossi, Pjanic, Keita, Nainggolan, Salah, Dzeko e poi in panchina Gervinho e Totti, vuol dire che ti manca soltanto quella cosa lì, l'ultimo miglio che non ha un nome e un cognome. Eccola l'identità: avere coscienza della possibilità di vincere, sapere come farlo, avere un tipo di gioco, intenso, continuo, solido, non estemporaneo. Quello che non c'entra con la classe dei tuoi giocatori e basta, ma che sfrutta la classe dei tuoi giocatori per trasformarla in un sistema di gioco. Ciò che era stata la Juventus per il quadriennio precedente e ciò che era stata - spesso - proprio quando incontrava la Roma.
Ecco perché avrà anche perso la Juve, ieri, ma ha soprattutto vinto la Roma. Tutta. Perché, per esempio, ha fatto un mercato giusto. Ha preso, cioè, quello che le serviva per migliorarsi, a cominciare da un centravanti e da un portiere di livello internazionale. E ieri, casualmente o no, Dzeko e Szczesny sono stati decisivi: il primo per il secondo gol di testa su una palla assurda, difficile, che mai nella vita un altro giocatore della Roma che non abbia quelle caratteristiche avrebbe trasformato in gol; il secondo che nel recupero ha tolto praticamente dalla porta la palla che stava per dare il 2-2 alla Juventus. Si può vincere sul mercato, comprando e trattenendo. Tenere Pjanic è stato un affare e non c'entra il gol di ieri. Quello è il simbolo più evidente di ciò che possa rappresentare un calciatore così, uno la cui classe non era stata capita solo da Zdenek Zeman, che lo sbatteva in panchina come l'ultimo dei brocchi.
Gioca la palla spesso con un tocco, perché basta, perché il superfluo allontana dall'obiettivo. La punizione di ieri è un capolavoro, non il primo, non l'ultimo. Però ricorda a tutti quanto sia importante avere giocatori così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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