Rosatellum, il governo mette la fiducia

La legge elettorale arriva in Aula alla Camera. Il Pd: "Opportuna fiducia". Ira di Mdp e M5S, Forza Italia: "Comprensibile: non la voteremo, ma approviamo il testo"

Rosatellum, il governo mette la fiducia

Il Rosatellum bis arriva finalmente in Aula alla Camera, tra le proteste dei Cinque Stelle.

Il Pd ha chiesto infatti al governo di porre a Montecitorio una "fiducia tecnica" sulla nuova legge elettorale modificata e approvata nei giorni scorsi dalla commissione Affari costituzionali. Un modo - spiega Ettore Rosato che ha formalizzato la richiesta - di superare l'impasse dei voti segreti, "strumento regolamentare assolutamente improprio sulla legge elettorale", come ha spiegato lo stesso Rosato.

Convocato un Consiglio dei ministri, il governo ha posto la questione di fiducia, raccogliendo i consensi di chi nei giorni scorsi ha approvato il Rosatellum bis. E le ire di Mdp e del M5S, che parla di "atto eversivo contro la democrazia, la libertà del voto e la sovranità dei cittadini"

Caos dentro e fuori dall'Aula

Bagarre in piazza Montecitorio (dove Alessandro Di Battista si è preso) i fischi e dentro l'aula, dopo che il presidente di turno, Roberto Giachetti (Pd), ha respinto la richiesta dei 5 Stelle, appoggiata da Mdp e Sinistra italiana, di convocare la Giunta per il Regolamento sul "nodo" del numero dei collegi. La replica della presidenza di Montecitorio ha suscitato la dura reazione dei 5 Stelle, con Davide Crippa che ha insistito sul punto, e quando Giachetti ha puntualizzato nuovamente di aver già risposto nel merito, dai banchi del Movimento 5 Stelle si sono levate grida e urla alla volta della presidenza. Dopodichè ha preso la parola Alfredo D'Attorre di Mdp chiedendo che almeno l'Aula possa esprimersi sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità.

E quando Anna Finocchiaro ha annunciato che il governo ha posto la fiducia si è scatenato il caos. "Venduta, venduta"m hanno urlato i Cinque Stelle alla presidente della Camera, Laura Boldrini. Dai banchi di Mdp, invece, si leva il grido di "vergogna vergogna", sempre rivolto alla presidenza e ai banchi del governo. Alla protesta si aggiungono anche i deputati di Sinistra italiana.

L'ira di Mdp: "Strade separate"

"Mettere la fiducia sulla legge elettorale a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere è oltre i limiti della democrazia", dice il coordinatore Roberto Speranza, "Qui si sta scherzando col fuoco. Una legge che toglie la sovranità ai cittadini di scegliere i propri eletti viene approvata togliendo la sovranità al Parlamento. Non voglio credere che sia vero".

E va peggio dopo l'annuncio della fiducia. "Le nostre strade si separano definitivamente", dice Alfredo D'Attorre, "Oggi abbiamo avuto una riunione del gruppo parlamentare e abbiamo deciso di votare contro la fiducia e contro il provvedimento. Si tratta di una scelta che avrà delle conseguenze". "Gentiloni non ha più la nostra fiducia, oggi si è creato un vulnus inaccettabile", afferma Guglielmo Epifani, "Da domani cominciamo a votare contro il Senato", annuncia Epifani.

Forza Italia: "Non voteremo la fiducia, ma diciamo sì alla legge"

"È comprensibile che, a pochi mesi dallo scioglimento delle Camere, la maggioranza che sostiene Paolo Gentiloni chieda al governo di porre la questione di fiducia come strumento per l'approvazione della legge elettorale", dice però Renato Brunetta annunciando il sì al testo da parte di Forza Italia - che però non voterà la fiducia -, "Abbiamo partecipato con convinzione e con senso di responsabilità al dibattito in Commissione su questo nuovo sistema di voto. In quella sede ogni gruppo politico ha avuto l'opportunità di approfondire le questioni più delicate e di proporre modifiche al testo base presentato dal relatore Fiano. Già in Commissione abbiamo sostenuto come questa legge elettorale, nello scenario attuale, rappresenti il miglior compromesso possibile".

Fratelli d'Italia

Proteste acnhe dai banchi di Fratelli d’Italia. "Sono dispiaciuta del fatto che qualcuno abbia cambiato posizione", ha detto Giorgia Meloni, "Siamo sempre rimasti coerenti su due richieste: volevamo una legge elettorale che avesse un premio di maggioranza perché è l'unico modo per consentire ai cittadini di avere un governo scelto da loro e non fatto con un inciucio di Palazzo. E volevamo una legge elettorale che prevedesse le preferenze, ovvero la possibilità da parte dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti.

Mi pareva che fossimo tutti d'accordo sul fatto che le liste bloccate fanno schifo e invece ci stanno rifacendo una legge con le liste bloccate".

L'intervento di Napolitano

E mentre Sergio Mattarella si congratula con le Camere per l'impegno, ma rimanda al governo la possibilità di porre la fiducia, Giorgio Napolitano chiede di emendare il testo ed eliminare il riferimento al "capo politico".

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