«Confidiamo che la Procura di Milano faccia con scrupolo gli accertamenti del caso e siamo certi che li farà»: così ieri all'Agi l'avvocato Fabio Re Ferrè che assiste i familiari di Luca Ruffino, il presidente di Visibilia morto suicida tra sabato e domenica. I pm milanesi hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio.
Gli inquirenti ribadiscono che l'imprenditore 60enne non era affetto da alcuna grave malattia, che avrebbe potuto spingerlo al gesto estremo. Che aveva solo lievi problemi di salute. Anche dopo che al Corriere della Sera un amico, rimasto anonimo, ha dichiarato che lo stesso Ruffino gli aveva confidato che un tumore sconfitto anni fa era «tornato da qualche settimana». Una malattia che però, spiegano ancora gli investigatori, non risultava né ai familiari né al medico della vittima. Su questo punto potrà essere d'aiuto l'autopsia, che non è ancora stata fissata ma che dovrebbe essere eseguita entro la settimana. Agli accertamenti, che si svolgeranno all'istituto di Medicina legale, parteciperanno anche i consulenti scelti dalla famiglia, cioè la compagna e i due figli.
Intanto, interpellato dall'Adnkronos, Mirko, il figlio di Ruffino che l'ha trovato morto nella sua casa di via Spadolini, ha chiesto «silenzio e rispetto. Al momento rispetto e silenzio sono fondamentali». L'intera famiglia, che a breve divulgherà una nota, chiede che la stampa smetta di scrivere della vicenda. Nel pomeriggio di ieri Mirko e il fratello Mattia e Anna, la compagna di Ruffino, sono stati sentiti in Questura dagli agenti della Squadra mobile. Entrambi i figli, a quanto si è appreso, avrebbero riferito di aver sentito e visto sottotono il padre nell'ultima settimana. Uno stato d'animo che non avrebbe però suscitato particolari preoccupazioni nei due ragazzi, in quanto Ruffino aveva avuto momenti simili già in passato. Nulla comunque che facesse presagire ciò che è successo.
Sul gesto volontario e sul fatto che l'imprenditore che lo scorso ottobre aveva rilevato le quote di Visibilia da Daniela Santanchè si sia sparato ci sono pochi dubbi. Ruffino si è ucciso in camera da letto con una pistola regolarmente detenuta. Era solo in casa, la compagna era in vacanza in Sardegna, ma nell'ultima telefonata aveva avvertito un tono di voce dell'uomo che l'aveva fatta preoccupare. L'inchiesta della Procura è stata aperta per il profilo della vittima, che gestiva con la sua società di amministrazione immobiliare, la Sif Italia, ben 80mila condomini. E per il suo ruolo in Visibilia, azienda al centro di un'altra indagine per bancarotta e falso in bilancio. Anche se la vittima non era coinvolta in quest'ultima vicenda giudiziaria e gli inquirenti escluderebbero collegamenti tra il suicidio e Visibilia. I pm cercano eventuali risvolti penali, si spiega. È questo l'unico fine, accertare eventuali reati dietro la morte. Se non emergeranno, il compito degli inquirenti sarà naturalmente esaurito.
È sui motivi del gesto, che sarebbero
di natura personale e non economici né di lavoro, che rimane il mistero. In uno dei biglietti lasciati ai familiari Ruffino avrebbe citato la «fatica degli ultimi due anni». Ma anche qui mancherebbero riferimenti precisi.
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