Il centrodestra ha vinto le elezioni e Fratelli d'Italia è stato il partito più votato. Gli italiani si sono (finalmente) espressi democraticamente con l'esercizio del voto e questi sono fatti incontrovertibili, che però alla sinistra non vanno proprio giù.
Dallo scorso lunedì, i rossi sono pervasi da uno stato di perenne isteria e rabbia, come dimostra la costante attività della macchina del fango, in realtà mai spenta dalla campagna elettorale. E continuano, incessanti e scomposti, gli attacchi personali, più che politici, sia ai leader che agli esponenti dei partiti della coalizione vincente.
Rula Jebreal, non paga della figuraccia fatta speculando sulla figura del padre di Giorgia Meloni, continua imperterrita a strepitare contro i media che «hanno lanciato un assalto razzista, islamofobo e misogino». Poi, finiti gli aggettivi trovati sul vocabolario parla di «incitamento sfacciato» solo perché la leader di Fdi ha informato di voler adire le vie legali per un tweet in cui la giornalista le attribuisce frasi mai dette.
Mentre la Jebreal prova a cucirsi maldestramente addosso i panni della vittima, dall'altra parte Guido Crosetto ha rivelato di essere stato contattato da un giornalista del Fatto quotidiano, che gli ha chiesto conto di «lavori e servizi, fatturati e dichiarati» negli ultimi anni. Una domanda che apre diversi interrogativi su quello che potrebbe nascondersi dietro una simile richiesta, tanto che in diversi sospettano ci sia in cantiere qualche inchiesta contro Giorgia Meloni e chi le gravita attorno.
In attesa di capire cosa bolle nel grande calderone di Marco Travaglio (e non solo), la filosofa Rosi Braidotti ha avuto un travaso di bile durante Otto e mezzo, tra fake news e la solita cattiveria. In barba al femminismo millantato a sinistra, a suo dire la leader di Fdi avrebbe «scatenato la sua faccia rabbiosa e cattiva» mentre la «povera» Chiara Ferragni subiva «minacce da Ignazio La Russa». Persino la silenziosa cautela della Meloni è vista con sospetto: «È sparita, non parla, ma si è data in pasto alla stampa in modo spettacolare. So tutto di lei». Fino all'illazione finale: «Giorgia non dà la mancia alla parrucchiera».
Tutto fa brodo a sinistra per fomentare l'odio contro il centrodestra, anche le bufale sgangherate come quelle della filosofa o quelle di Bernard-Henry Lévy che, sempre su La7, ne ha sparata una davvero grossa affermando che «avrete una probabile primo ministro che in tutta la campagna elettorale ha detto che Mussolini ha fatto cose buone ed è una persona di valore». Uno sproloquio senza capo né coda da parte del filosofo francese, che si unisce a tutti quelli che l'incommensurabile fantasia dei sinistri è riuscita a partorire nelle ultime settimane.
Tentativi spesso infantili, che però risultano utili a delegittimare la vittoria, netta e schiacciante, del centrodestra alle urne. Quella che la sinistra fatica a ottenere da ormai molti anni. E non può che essere diversamente, se viene rappresentata da esponenti come Nicola Fratoianni, che va in televisione a dire di non avere problemi a definirsi comunista e a inorgoglirsi scandendo slogan come «meglio comunista che fascista».
O se continua a farsi fare da megafono a personaggi come Rula Jebreal e Rosi Braidotti.In tanti avevano detto che avrebbero lasciato l'Italia in caso di vittoria del centrodestra. Hanno forse cambiato idea? Su aerei e treni c'è ancora posto.
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