New York. Salman Rushdie, l'autore di Versi Satanici più volte minacciato di morte, è stato aggredito e accoltellato al collo mentre stava parlando ad una conferenza nello stato di New York. Intorno alle 11 locali, le 17 italiane, poco dopo che era salito sul palco a Chautauqua, cittadina nella zona occidentale dell'Empire State che d'estate offre una vasta programmazione artistica e letteraria, un uomo si è lanciato contro di lui. Inizialmente non era chiaro se lo avesse colpito con un pugno o un coltello, ma successivamente la polizia ha fatto sapere che Rushdie è stato ferito al collo con un'arma da taglio. Immediatamente lo scrittore è stato portato in elicottero in ospedale, ma non si sa di preciso quali siano le sue condizioni, e neppure cosa possa aver spinto l'aggressore a ferirlo. La governatrice di New York Kathy Hochul, tuttavia, ha fatto sapere che è «vivo e sta ricevendo le cure di cui ha bisogno». È stato operato. Anche il moderatore ha riportato ferite, sembra non gravi.
Rita Landman, un'endocrinologa che era tra il pubblico, ha raccontato che Rushdie ha subito più coltellate, di cui una sul lato destro del collo. «Riuscivo a vedere i pugni dell'aggressore che lo colpivano», ha rivelato un altro testimone, il 72enne Bill Vasu, spiegando che diverse persone si sono precipitate in aiuto di Rushdie e hanno rapidamente bloccato l'assalitore a terra. Un'altra delle persone presenti ha spiegato che l'aggressore «era vestito di nero e indossava un indumento ampio». Intanto PEN America, l'organizzazione no profit che lavora per difendere e celebrare la libera espressione, ha condannato l'aggressione, definendola «brutale e premeditata». La Ceo del gruppo, Suzanne Nossel, ha spiegato che «poche ore prima dell'attacco Salman mi ha inviato un'email per aiutarmi con degli scrittori ucraini. È stato preso di mira per le sue parole per decenni, ma non ha mai vacillato».
Lo scrittore di origine indiana naturalizzato britannico, che nelle sue opere unisce mito e fantasia con la vita reale, ha trascorso circa dieci anni sotto la protezione della polizia vivendo nascosto dopo che l'ayatollah Ruhollah Khomeini, il leader supremo dell'Iran dopo la rivoluzione del 1979, ne aveva chiesto l'esecuzione nel 1989 perché il suo romanzo «I Versi Satanici» era considerato offensivo per l'Islam. Dietro di lui operava una rete di sicari pronti ad ucciderlo e nell'agosto del 1989 una bomba scoppiata in anticipo in un albergo londinese vicino alla stazione di Paddington uccise uno degli attentatori, Mustafa Mahmoud Mazeh. Solo nel 2005 un giornalista del Times scoprì in un cimitero di Teheran una lapide che commemorava Mazeh come «il primo martire morto in una missione per uccidere Salman Rushdie». Due anni dopo, nel luglio del 1991, il traduttore italiano dei Versetti, Ettore Capriolo, fu picchiato e ferito a coltellate nella sua casa milanese. L'aggressore voleva conoscere l'indirizzo di Salman. Nello stesso mese fu poi assassinato il suo traduttore giapponese, Hitoshi Igarash. Anche l'editore norvegese del libro, William Nygaard, e il traduttore Kari Risvik, furono minacciati dalla rete anti-Rushdie. Nonostante fossero messi sotto protezione, Nygaard venne ferito a colpi di pistola l'11 ottobre del 1993.
Lo scrittore ha anche raccontato che ogni anno il 14 febbraio, giorno della promulgazione della sua condanna, riceveva un particolare
biglietto di San Valentino dall'Iran, dove gli veniva ricordato che la condanna non era ancora venuta meno. E sulla sua testa c'è persino una taglia di 3,3 milioni di dollari da parte di una fondazione religiosa iraniana.
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