Minacce, sconfinamenti, accuse, ipotesi di complotto assortite. Ma soprattutto una guerra che non si ferma e che rischia anzi di espandersi. L'Europa non manifesta una particolare paura ma si prepara, perché mai come in questo momento storico c'è la sensazione che davvero qualunque possa accadere. Basta, poco, forse pochissimo. Un episodio, un errore o un pretesto volutamente cercato e il Vecchio Continente si ritroverebbe in un incubo che sembrava superato e definitivamente archiviato quasi 80 anni fa. Il doppio volo degli Eurofighter italiani per intercettare caccia russi, seguito all'invasione dello spazio aereo polacco di un missile di Mosca e dei detriti di un drone caduti in Romania sono gli ultimi segnali, concreti, di quanto potrebbe accadere.
Il condizionale tiene banco, non c'è concretezza di una possibile espansione del conflitto. Ma la guardia resta altissima. Non a caso il presidente del Comitato militare della Nato, tenente ammiraglio Rob Bauer, spiega: «Non vi è alcuna indicazione che Mosca stia pianificando di attaccare uno dei paesi della Nato. Non penso che ci sia una minaccia diretta ma le ambizioni della Russia si estendono oltre l'Ucraina e quindi la Nato nel suo insieme deve essere più preparata». Un avvertimento. Non succede, ma se succede bisogna essere pronti. Anche il vice cancelliere tedesco Robert Habeck punta ad alzare la soglia di attenzione. «Noi vogliamo la pace ma probabilmente non ci sarà una fine rapida, anche se desideriamo diversamente - ha detto- Dobbiamo adattarci alla situazione di minaccia. Qualsiasi altra cosa sarebbe da ingenui. Noi, la Germania, l'Unione europea, dobbiamo proteggerci a tutto tondo, anche dagli attacchi militari». Parole chiare che arrivano dopo quelle dei giorni scorsi del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, secondo cui l'Alleanza atlantica ha «significativamente aumentato la sua vigilanza e migliorato la sua posizione sul fianco orientale, Polonia inclusa».
La Polonia è infatti il Paese più esposto e più in allerta con il premier Donald Tusk ha parlato apertamente di venti di guerra che soffiano sull'Europa. Osservato speciale il corridoio Suwalki, al confine con la Lituania e passaggio naturale verso la Bielorussia. Lì c'è un affollamento di truppe Nato, con uomini e mezzi che presidiano il confine con il vice comandante delle forze armate polacche, generale Karol Dymanowski, che conferma: «Migliaia di militari della Response Force sono già in Polonia, con un potenziamento dei sistemi di sorveglianza, anche per quanto riguarda possibili attacchi cibernetici.
Intanto in Russia Putin deve fronteggiare un caos interno non da poco. L'attentato di Mosca, 144 morti tra cui cinque minori e 551 feriti l'ultimo bilancio, ha accentuato il senso di insicurezza dei cittadini che inevitabilmente si rifanno sul regime, con cui c'era un tacito patto: fate la guerra ma lasciateci in pace. E invece tra rabbia e paure, l'unica conseguenza è stata la fuga dal Paese dei migranti, soprattutto tagiki.
I tribunali di San Pietroburgo hanno deciso di espellere più di 400 migranti solo nell'ultima settimana. Mentre a Belgorod, città al confine con l'Ucraina presa di mira da Kiev, ben 5mila minori sono stati evacuati e portati a San Pietroburgo, Bryansk e Makhachkala. Non un bel clima. Dentro e fuori i confini russi.
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