"Sì, esiste un sentimento contro la Lombardia. Non vanno sottovalutate le minacce a Fontana"

"A volte ho come l'impressione che esista un sentimento anti lombardo e lo collego all'invidia verso questo pezzo di paese che sembra quasi un altro paese"

"Sì, esiste un sentimento contro la Lombardia. Non vanno sottovalutate le minacce a Fontana"

«A volte ho come l'impressione che esista un sentimento anti lombardo e lo collego all'invidia verso questo pezzo di paese che sembra quasi un altro paese». Nel 2015, da presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, ha definito Milano «la capitale morale d'Italia». Il Giornale lo chiama oggi per chiedergli se ancora lo pensa.

Sono passati cinque anni e non sono cambiate solo la Lombardia e Milano. Anche lei non è più presidente dell'Anac, ma è tornato in magistratura che ha detto. Si è pentito?

«Non mi sono mai pentito, ma è vero che allora molti mi rimproverarono di averla pronunciata. Milano era capitale morale e lo è rimasta così come era ed è città simbolo d'Italia. Non significa una città perfetta o senza difetti, ma una città che ha la capacità di superarli. Non ho cambiato idea».

Insieme a quel giudizio le rimproverarono la sua guida all'Anac. Si voleva ancora più scatenata secondo lo stupido adagio che ogni opera pubblica, tanto più a Milano, nasconda un crimine.

«E invece abbiamo vinto quella sfida. Con Expo abbiamo dimostrato che le grandi opere si possono fare, che si può vigilare senza per questo bloccare tutto, che l'umanità non è tutta fatta di satanassi. Dico di più. Quanto siamo riusciti a realizzare testimonia che la voglia di costruire è più forte delle regole che non sempre sono un impedimento. Naturalmente quando sono buone regole».

E infatti Milano è la città del «miracolo» di De Sica e per lo scrittore (campano) Giuseppe Marotta non è vero che «a Milano fa freddo».

«Non è un miracolo, ma la capacità unica di sapere fare squadra. Penso che sia questo a contraddistinguere e rendere un territorio così speciale. Anche allora il governatore era di centrodestra, il sindaco di centrosinistra. Ma tutti si sono concentrati sull'obiettivo».

Il resto d'Italia, a suo parere, si sta concentrando contro Milano e contro la Lombardia?

«Cerco di evitare qualsiasi polemica ma in questo caso accetto di metterne un pizzico. Penso che ci sia un sentimento anti lombardo e che la sciagura che ha colpito la Lombardia sia stata vissuta, da alcuni, quasi come una rivincita. Chi lo pensa non è altro che un piccolo uomo. Non posso accettarlo tanto più dopo le immagini delle bare di Bergamo».

I tedeschi hanno un concetto che esprime questo sentimento. Si dice schadenfreude e significa gioia provocata dalla sfortuna altrui. Intende quello?

«Non parlo di gioia, ma è vero che la Lombardia resta la regione che corre più delle altre tanto da generare risentimento. L'emergenza l'ha resa vulnerabile e per alcuni è stata un'occasione per poter dire: Non eravate i migliori come credevate. È un pensiero ignobile, becero. L'invidia porta sempre alla cattiveri».

E si è detto anche anzi, lo ha detto il ministro per il Sud, Provenzano - che Milano non restituisce nulla al Paese.

«Ho stima per quello che dice il ministro Provenzano ma credo che bisogna tenere conto delle opportunità che questa città offre a tutti i cittadini italiani. Non andrebbero forse inserite nel saldo finale?».

In questi giorni sono apparsi messaggi da anni pesanti contro il governatore Attilio Fontana. Ne ha parlato solo il Giornale e sembra quasi che si voglia ridurre a goliardia la più seria delle minacce.

«Ho letto delle minacce che gli sono arrivate. Non sottovaluterei questa vicenda. Sono segnali di un clima che si può guastare. Va tenuta alta l'attenzione. Con Fontana ho collaborato quando ero all'Anac e posso dire che mi sembra una persona corretta».

In passato aveva detto che Milano possiede gli anticorpi. Ne ha ancora malgrado l'indagine sul Pio Albergo Trivulzio?

«Quel luogo è purtroppo un luogo sfortunato che si è caricato di simboli. Ma ho trovato eccezionale l'istituzione di una commissione di indagine per fare luce. Una commissione, e siamo ancora nella specialità di Milano, composta da Giovanni Canzio e Gherardo Colombo, due figure di magistrati molto prestigiose. Questo sì un bel segnale».

Si indagherà sulla Lombardia o forse un giorno si capirà che quanto accaduto sarebbe potuto accadere anche altrove?

«Se ci sono stati errori si capiranno e va accolta positivamente l'apertura di un'indagine da parte dei magistrati. È probabile che sulle Rsa qualche errore sia stato commesso anche perché pare che mancassero linee guida generali che avrebbero dovuto blindarle. Io sarei cauto. La scienza ci dirà se sulla Lombardia hanno pesato fattori ambientali rispetto ad altre regioni. I giudici del giorno dopo sono sempre favoriti rispetto ai giudici del giorno prima».

Cosa ha pensato quando i governatori del Sud non volevano più fare entrare i cittadini lombardi?

«L'ho trovato un errore. Sapevano dei limiti delle proprie strutture sanitarie rispetto a quelle lombarde. Sono convinto che sia stato un gesto di paura. Tuttavia sarebbe stato meglio non farlo».

Gillo Dorfles ha definito Milano la città degli uomini interessanti. Tornerà un giorno?

«Confido al più presto di tornarci. Forse mi porto dietro un'idea un po' provinciale. Non mi nascondo. Per me rimane la capitale dei meridionali che ce l'hanno fatta».

Ce la farà a rialzarsi?

«Non ho dubbi.

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