Gli aeroporti sono le ultime frontiere della pandemia che non molla l'Europa. L'aumento dei casi in ogni Paese fa sì che i governi si guardino in cagnesco. Nessuno ci sta a passare per l'appestato del continente, per prima la Francia che attualmente se la sta passando piuttosto male (ancora domenica 5.413 nuovi casi) ma che invoca regole condivise e reciproche per tutti i Paesi d'Europa, visto che le misure unilaterali sono vissute dai vicini come atti poco amichevoli se non ostili.
Così in Europa sta passando la linea italiana, della quale si sono impossessati anche la Francia e Germania. Palazzo Chigi, memore di quando il nostro Paese era l'appestato d'Europa, sa quanto dia fastidio rivestire questo ruolo. E così gioca d'anticipo, come ha fatto domenica sera il ministro della Salute Roberto Speranza: «Visto che dobbiamo convivere con il virus per svariati mesi, lavoriamo sulla reciprocità delle misure e tra grandi paesi europei diamo il buon esempio. Facciamoci i test reciprocamente a partire dagli aeroporti. Cioè: se uno dall'Italia va a Madrid o Parigi, viene testato all'arrivo e così uno che dalla Spagna o dalla Francia arriva in Italia. Chiaramente la misura va attuata a tutti i cittadini, indipendentemente dalla nazionalità».
Negli aeroporti italiani si lavora da giorni con alacrità a testare i viaggiatori, ad esempio nei due scali romani di Fiumicino e Ciampino finora sono stati effettuati 14.224 tamponi rapidi e i casi positivi asintomatici individuati sono stati 173, pari all'1,2 per cento del totale, poi confermati successivamente dal test molecolare. Ancora più imponente il lavoro fatto a Malpensa, dove sono stati processati 17.825 tamponi in 11 giorni, che hanno identificato 43 positivi, pari allo 0,24 per cento del totale, dei quali 2 provenienti da Croazia, 14 dalla Grecia e 27 dalla Spagna. Per i viaggiatori risultati positivi è stato avviato il contact tracing internazionale. Un lavoro che viene affinato di giorno in giorno. Da oggi ad esempio sarà attivo presso il parcheggio lunga sosta di Fiumicino il nuovo drive-in della Regione Lazio per eseguire i tamponi rapidi antigenici Covid-19. Una struttura di circa 7mila metri quadri messa a disposizione dalla società di gestione dello scalo, AdR. E gli scali si stanno attrezzando anche per allargare i tamponi a coloro che arrivano da altri Paesi, come la Francia, se dovesse arrivare un accordo tra governi su questo fronte.
Ma si potrebbe arrivare presto a fare il tampone a tutti i passeggeri anche sui voli nazionali. «Grazie a una preziosa ed encomiabile collaborazione tra Adr (Aeroporti di Roma), Regione Lazio e Spallanzani - spiega Francesco Vaia, direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani di Roma - potremmo avviare nei prossimi giorni a Fiumicino la prima concreta sperimentazione del modello un-biglietto-un-tampone sulla tratta Roma-Milano». La prova generale di uno schema che, se funzionerà, potrebbe essere applicato anche su tratte più ampie, per i voli a lunga percorrenza, così da attuare «una prevenzione a monte» contro il Covid.
L'unico rischio di una strategia simile potrebbe essere che su una tratta come quella Roma-Milano molte persone, per evitare il tampone, preferisca salire su un treno. A meno che non si facciano i tamponi anche nelle stazioni.
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