Sala avvia le "purghe" a Milano: cambia delega al dem più votato

Il sindaco toglie l'Urbanistica all'assessore Maran, con cui non va d'accordo. Il Pd pretende sei posti in giunta

Sala avvia le "purghe" a Milano: cambia delega al dem più votato

Il primo giorno da sindaco bis per Beppe Sala procura già un mal di pancia nel Pd. L'ex manager ha vinto con il 57% dei voti, la lista dem è salita al 33,8% delle preferenze eppure i rapporti di forza (almeno a parole) iniziano a spostarsi. «Sono contento del risultato del Pd, il rapporto non cambia» assicura Sala. E fissa subito un primo punto: «La mia vice sarà di nuovo Anna Scavuzzo», capolista Pd, seconda più votata in assoluto tra tutti i candidati. La chiama prima della conferenza stampa delle 11 per anticiparle l'annuncio. Il recordman dei voti è stato l'altro capolista, l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran, eppure la sua giornata inizia sulla graticola. «Un posto in giunta? Lui vuole avere un futuro politico - precisa Sala - Ragioneremo insieme perché continui ad avere centralità con una formula che gli consenta di crescere anche in forme che siano discontinue». Maran si precipita a Palazzo Marino. «Un ruolo fuori dalla giunta? Ma no, non ci siamo ancora parlati con il sindaco, lo faremo oggi e domani. Troveremo una formula giusta. Certamente il Pd ha ottenuto un risultato importante e vuole avere un ruolo centrale». Nei corridoi si inizia a mormorare dei rapporti non sempre idilliaci tra sindaco e assessore, già in carica nella giunta Pisapia. Mesi fa era sfumato il tentativo di dirottarlo verso un incarico al ministero delle Infrastrutture. Si mormora pure che Sala abbia dovuto fare da parafulmini con gli immobiliaristi che non condividono la linea Maran sull'urbanistica. La segretaria milanese del Pd Silvia Roggiani incontra Sala nel pomeriggio e mette sul tavolo la richiesta di sei assessorati (la metà). Riceve la garanzia di un posto in giunta per Maran, ma dovrà cambiare deleghe. E nel 2023 si vota per la Regione Lombardia, nel primo mandato Sala ha accompagnato la «buonuscita» di altri assessori troppo autonomi.

Sala è «pronto a collaborare con le altre forze politiche, non sono tempi normali che meritano il solito tran tran. Chiedo solo serietà». Matteo Salvini gli ha inviato un messaggio per congratularsi («è anche il mio sindaco e il voto va sempre rispettato»). Il leader della Lega ha premesso ieri che non dirà «mai una parola contro Bernardo» ma «certo, quando uscii a pranzo con Gabriele Albertini se lo ricordano tutti, poi però altri hanno fatto scelte diverse».

Sala sarà «felice se il premier Mario Draghi potrà venire in tempi brevi a Milano» e sembra proiettato a ritagliarsi più spazio sulla scena nazionale. «Farò il sindaco per 5 anni - assicura -, poi si può avere spazio per fare altro. Il sindaco di Milano è un protagonista della politica italiana e al secondo mandato ancora di più. Se potrò dare un contributo al centrosinistra sarò felice.

Ci sono una serie di persone in grado di parlare in maniera larga ai cittadini, io mi sento capace di parlare a tanti». Lo hanno già contattato in compenso i presidenti di Milan e Inter. Il progetto del nuovo stadio non può attendere.

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