Milano - «Non so se il messaggio di apertura che porto avanti io a Milano sarebbe comprensibile anche allargando la scala al Paese. Non so se Beppe Sala potrebbe essere apprezzato anche a livello nazionale». Suona come una captatio benevolentiae quella del sindaco di Milano, pronto (eccome), anzi già lanciatissimo a occupare un ruolo di leader del centrosinistra. Nell'intervista con ritratti fotografici in stile Obama pubblicata ieri sul numero speciale di Style del Corriere dedicato a Milano, Sala ribadisce che non sa ancora cosa farà nel futuro, «non nascondo però - aggiunge subito - che mi piace e alzare la testa e riflettere sulle dinamiche di politica nazionale, ad esempio invitando il sindaco di Lione a fare un dibattito pubblico per spiegare le logiche della Tav». Oltre a litigare con il leader M5S Luigi Di Maio sulle chiusure domenicali o sfidare da pari il vicepremier della Lega Matteo Salvini su «zone rosse» e sicurezza.
Giorni fa il sindaco di Milano ha pronosticato che alle Europee «non ci saranno grandi sorprese, la vera sfida, e Zingaretti lo sa meglio di me, verrà dopo, bisognerà allargare il fronte del centrosinistra». Sta già ritagliandosi un ruolo. Sala strizza l'occhio all'ala più a sinistra quando racconta che la sua giornata «più gloriosa l'anno scorso è stata quella del gay pride, perché sentivo che chi mi guardava sapeva che non ero lì a recitare una parte» e dichiara quelli di Milano città aperta agli immigrati «un modello da imitare, tolleranza ma attenzione alle regole». O quando guida il corteo antirazzista - e anti Salvini - ballando People have the power nella stessa piazza Duomo dove l'anno prima il leader leghista giurava da premier sul Vangelo di essere fedele al suo popolo e di servirlo «con onestà e coraggio». Ma strizza l'altro occhio al centro e al mondo delle imprese allarmate dal governo Lega-M5S. Su Style (nella foto), ritratto accanto alla compagna Chiara Bazoli, figlia del presidente emerito di IntesaSanpaolo, Sala sottolinea che in questo momento storico «non è facile per l'Italia attrarre investimenti dall'estero» ma «se devi venire in Italia dove vieni se non a Milano?». E l'ex manager di Pirelli, delle Poste e di Expo 2015 non è certo allergico come certa sinistra al mondo del mattone. Ha appena varato un piano che trasformerà un ex scalo ferroviario in quartiere stile Central Park, con grattacieli, verde e (forse) un nuovo ticket d'ingresso per le auto.
E se Milan e Inter vogliono realizzare uno stadio all'avanguardia che attiri più turisti, dirà sì alla rottamazione di San Siro («nessun tabù»). Ieri è scivolato sulla copertina che lo ritrae con una bimba di colore ai piedi. Sul web sono volate critiche: «Milano modello d'integrazione? Mah».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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