Erano di nuovo insieme in piazza, sabato a Milano, per il quattordicesimo corteo consecutivo non autorizzato contro l'obbligo di certificato verde per lavorare. Estremi opposti: i soliti anarchici da una parte, gli attivisti di estrema destra dall'altra, mimetizzati tra i circa 6mila militanti no green pass. Questi ultimi senza vessili, ma ben riconoscibili dalla Digos, che li ha bloccati mentre intonavano cori con espressioni di chiaro stampo fascista.
Ne sono stati individuati e fermati nove, tra i 28 e i 45 anni, appartenenti alla Comunità Militante dei Dodici Raggi di Varese, nata nel 2007 dall'unione di Ultras 7 Laghi e Varese Skinhead, guidati dal loro capo, Alessandro Limido. Si tratta di un'associazione neonazista già nel mirino della Procura di Busto Arsizio per tentata ricostruzione del partito fascista. Adesso il gruppetto è stato denunciato per la legge Scelba, manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico ufficio e violenza privata. Anche se non avrebbero preso parte ai disordini finali.
Ma a dimostrazione di come l'idea di lottare contro un nemico comune, quale viene considerato il sistema che ci obbliga al green pass, abbia creato una saldatura ideologica tra gruppi opposti, per le strade di Milano dietro a uno striscione con la scritta «Lavoratori contro green pass e obbligo vaccinale. Ora e sempre resistenza» sabato c'era anche l'ex Br modenese Paolo Maurizio Ferrari, mai dissociato dalla lotta armata, definito dai giornali l'ultimo degli irriducibili, uscito dal carcere nel 2004 dopo aver scontato una condanna a 30 anni per sequestro, rapina e per la rivolta nel carcere dell'Asinara. E poi arrestato di nuovo e condannato per gli scontri con le forze dell'ordine dei no Tav nel 2011. In nome della contrarietà alla gestione della pandemia da parte del governo, da più parti considerata repressiva, si è creato questo mix di protesta che unisce fazioni opposte. A Roma c'era Forza Nuova, a Milano gli anarchici e ora i neonazisti, tutti pronti a cavalcare la rabbia della gente comune che scende in piazza per manifestare pacificamente. Doveva essere così anche sabato, ma come già successo nella capitale a metà ottobre, le frange più estreme si sono messe a guida del corteo per tentare un attacco alla sede della Cgil, dove ci sono stati gli scontri più accesi con le forze dell'ordine. Qui la polizia ha anche arrestato un cittadino egiziano di 22 anni, già colpito da ordine di allontanamento dal territorio nazionale e con numerosi precedenti a carico, per resistenza a pubblico ufficiale.
I nove di Do.Ra, otto residenti nel Varesino e uno in provincia di Bergamo, sono stati bloccati in viale Abruzzi, all'angolo con via Pecchio, e portati in questura. Oltre alla denuncia, hanno ricevuto dal questore Giuseppe Petronzi fogli di via obbligatori dal Comune di Milano (otto della durata di un anno e uno di sei mesi). Altre 74 persone sono state deferite all'autorità giudiziaria per manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico ufficio e violenza privata. Su ulteriori 40 manifestanti, identificati per i loro comportamenti violenti, le indagini sono ancora in corso.
Una giornata di passione per Milano, dunque, paralizzata per ore dall'ennesima protesta, con i negozianti esasperati per le conseguenze dei disagi sulle vendite. Anche una troupe di Mediaset che stava riprendendo il corteo è stata aggredita dai manifestanti.
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