Salis non paga: 90mila euro di debito

L'anarchica candidata ha un conto aperto con l'Aler per un'occupazione abusiva

Salis non paga: 90mila euro di debito
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Data di nascita, 17 giugno 1984. Come quella pubblicata sul sito del Ministero dell'Interno accanto al nome della capolista alle Europee di Alleanza Verdi Sinistra nel collegio Nord Ovest, candidata dai deputati Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per salvarla dal carcere e (forse) superare la soglia di sbarramento del 4% a Bruxelles. Originaria di Monza, «tipo di lavoro svolto attualmente» educatrice/studentessa universitaria. Che l'occupante abusiva di un alloggio popolare di proprietà Aler (l'azienda di edilizia residenziale pubblica che gestisce il patrimonio Erp della Regione Lombardia) in via Borsi 14, zona Navigli a Milano, almeno dal 24 novembre 2008 fosse la stessa Ilaria Salis arrestata in Ungheria l'11 febbraio 2023 con l'accusa di aver partecipato all'aggressione di alcuni neonazisti, e da un paio di settimane ai domiciliari, non ci sono dubbi. Secondo piano, superficie 39,72 mq.

E d'altra parte, quando il suo caso è diventato mediatico era subito emerso che Salis avesse accumulato a Milano una serie di guai giudiziari: quattro condanne - per resistenza a pubblico ufficiale durante uno sgombero, invasione di edifici, accensione ed esplosioni pericolose - e ventinove denunce, considerata dalle forze dell'ordine un'esponente di spicco dell'area anarchica e del centro sociale meneghino «Cuore in Gola» che ha la sua roccaforte proprio nel triangolo di via Gola, via Pichi e via Borsi, considerate a lungo terreno dei centri sociali e delle occupazioni irregolari. E adesso si scopre che la maestra candidata in Ue ha lasciato un conto aperto con Aler, accumulato almeno dalla fine del 2008, un debito che si aggira intorno ai 90mila euro.

Se occupasse singolarmente o con altri esponenti del gruppo anarchico non è chiaro. Agli atti c'è ad esempio un'identificazione della Salis in via Borsi il primo dicembre 2008. Il precedente domicilio risultava via Pichi 1, sempre all'interno del quartiere Aler. L'occupante abusiva dichiarava che «la polizia è già stata in loco» e di «non avere problemi di salute ma di essere in stato di gravidanza al secondo mese circa, non documentato». E gli ispettori a verbale precisavano che «l'identificazione e la compilazione del rapporto si è svolta sul pianerottolo in quanto non è stato consentito al personale Aler l'accesso nell'alloggio, da cui si è sentita chiaramente provenire una voce maschile». Hanno accertato l'effrazione alla porta, la sostituzione del cilindro delle chiavi, i segni di una precedente lastratura. La polizia aveva già fatto un sopralluogo un paio di settimane prima e identificato «una donna italiana, personaggio appartenente ai centri sociali». Nell'ottobre 2022 risulta invece lo sgombero da un alloggio popolare Aler occupato abusivamente al Corvetto, zona sud di Milano.

Con altri dei centri sociali aveva insultato e lanciato immondizia ai poliziotti, usato i cassonetti come barricate. Nell'estratto conto dell'«occupante abusiva Salis Ilaria», aggiornato fino a pochi giorni fa, ci sarebbe quindi a tutt'oggi una posizione aperta e un monte affitti non pagati che si aggira intorno ai 90mila euro. Intestati a lei ma da spartire forse con i compagni anarchici, gli stessi che lo scorso febbraio sfilarono per chiedere la liberazione di Salis con lo striscione «Né prigione né estradizione, free all antifas», fumogeni, e anche con una bomba carta lanciata contro gli agenti. Corteo finito (guarda un po') nel quartier generale tra via Gola e via Borsi.

«Purtroppo sono ancora in Ungheria, devo indossare il braccialetto elettronico, il processo va avanti e rischio 24 anni di carcere - ha ribadito ieri Salis in un videoappello al voto sui social -. Come sapete tutti sono antifascista e questa vicenda dell'arresto ha sconvolto completamente la mia vita. Ho deciso di candidarmi perché vorrei che tutte le persone che in Europa si trovano a sopportare situazioni di ingiustizia di questo tipo non fossero lasciate sole.

Vorrei battermi per il diritto a un'istruzione di qualità e contro le destre radicali e le loro politiche discriminatorie. E avendolo provato sulla mia pelle vorrei che fosse la solidarietà e non la paura il faro dell'Europa».

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