L'unica cosa certa sui costi che l'Italia sostiene per l'emergenza immigrazione è che i dati ufficiali fatti trapelare dai vari ministeri sono calcolati al ribasso. E anche di molto. Sulle cifre reali c'è molta cautela, e quasi certamente anche la volontà di mantenere un profilo basso per non far esplodere la protesta contro i costi dell'accoglienza a tutti i costi.
Sul Messaggero di oggi, Oscar Giannino ha provato a fare un po' di chiarezza. Mettendo in ordine dati e numeri dell'immigrazione. Il conto totale, è bene anticiparlo subito, supera i 3 miliardi di euro.
Nel solo 2015 arriveranno sulle nostre coste 200mila persone, ben più dei 170mila del 2014. Per far fronte a questo flusso, l'Italia mette in campo diversi soggetti e diverse risorse che concorrono a creare il costo finale. Le strutture italiane, a sentire i dati messi a disposizione dal ministro Alfano il 29 lugli scorso, ospitano 86mila migranti. Di questi, 9mila abitano nei 13 centri di accoglienza e primo soccorso e nei dieci Cara, che sono riservati ai richiedenti asilo. Circa 20mila, invece, hanno trovato un posto letto nei centri di accoglienza Spar, il Sistema per l'Accoglienza dei Richiedenti Asilo e dei Rifugiati. Posti letto che solo due anni fa si fermavano alla modica cifra di 3mila e che l'emergenza immigrazione farà salire fino a 30mila, secondo un bando emesso qualche mese fa. Infine, ulteriori 57mila migranti vivono nei Centri di accoglienza temporanea (CAS). Quanto ci costano tutti questi "presunti profughi"?
Esattamente non è dato saperlo, bisogna affidarsi alle stime. Le variabilità delle spese tra comuni e diverse istituzioni, infatti, rende difficile l'ottenimento di un numero preciso. Per i CAS il ministero dell'Interno spendeva nel 2011 42,5 euro (più Iva) al giorno per le diarie (conto che saliva a 75 euro per i minorenni). Un dato medio, che può cambiare (e molto) tra comuni e regioni, visto che sono le varie prefetture a stabilire il prezzo con le singole autorità comunali. Per il sistema Sprar, invece, tra il 2013 e il 2014 l'Italia ha messo a disposizione una diaria di 30 euro (più Iva) per gli adulti e di 42 euro (più Iva) per i minori.
Mettendo mano alla colcolatrice, dunque, Giannino stima una spesa di competenza nazionale per il sistema Sprar nel 2014 di 225 milioni di euro. Cui vanno aggiunti altri 225 milioni sotratti alle casse dei Comuni: totale 450 milioni di euro per gli Sprar-CARA. Un numero sicuramente inferiore alla realtà dei fatti, che quindi approssimando (questa volta) per eccesso si può tranquillamente considerare un costo complessivo di 500 milioni di euro (considerando che il solo CARA di Mineo, noto per Mafia Capitale, nel solo 2013 ha incassato 100 milioni di euro).
Poiché il circuito Sprar-Cara ospita "solo" un terzo del totale degli immigrati in Italia, bisogna moltiplicare il tutto per tre, operazione che fa salire il salato conto a 1,5 miliardi di euro. Bastano? No. Perché rispetto a queste stime il numero dei profughi nel frattempo è cresciuto di oltre un terzo, e quelli ospitati nei Cas (come gli alberghi o altre strutture temporanee) costano mediamente più di quanto non si spenda per tenerli nelle tendopoli dei vari CARA. Ecco dunque che il costo va fatto salire almeno a 2,5 miliardi di euro. Ma ancora non è tutto.
Ci sono poi da considerare poi le spese che la Farnesina, la Difesa e il Viminale devono sostenere per l'apparato militare e civile che impiega nella raccolta dei migranti al largo e per trasportarli per mezza penisola con autobus e aerei. Secondo Giannino si parla di 700 milioni di euro nel 2104, considerando la quantità di sbarchi. Togliendo i 225 milioni già computati per la diaria dei profughi, rimane mezzo miliardo di spese attribuibili all'uso dei mezzi e del personale. A questo va poi sommata la partecipazione dell'Italia alle varie missioni europee, come Frontex e EuroForNavmed. Siamo già a oltre i 3 miliardi di euro.
Anche si volessero sottrarre gli spiccioli che l'Europa ci consegna ogni anno (650 milioni di euro), tutto il resto (2,5 miliardi di euro) è totalmente a spese nostre, senza consederare
poi i costi per l'integrazione sociale ed economica. Insomma, più di 3 miliardi di euro che dalle tasche degli italiani vanno a finire nel circuito poco trasparente dell'accoglienza.Spese destinate inesorabilmente a salire.
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