Salvini blinda l'asse con i 5s: il centrodestra non esiste più

Il vicepremier risponde picche alla Meloni che chiede un vertice di coalizione: "Io e Di Maio come Mogol e Battisti"

Salvini blinda l'asse con i 5s: il centrodestra non esiste più

Matteo Salvini ha fretta di chiudere un'era. Va contro la storia, le categorie politiche vigenti ovunque. E dunque, dice, che «il centrodestra, come il centrosinistra, è una categoria politica morta».

Fumi di una vittoria del candidato scelto da Silvio Berlusconi, in Basilicata, che sembrano ghermiti dal leader del Carroccio come se fosse tutta farina del suo sacco. Equazione troppo facile se fosse vera, e neppure corretta, visto che si vince in periferia con il centrodestra ma poi si blinda il governo populista-sovranista con i 5S. Salvini sogna il partito «maggioritario» alla Pd del Veltroni (e si sa come è andata a finire, con il «campo largo» di Zingaretti). Perché con un partito solo al comando, così come con un uomo solo al comando, tutto appare semplice, come il leader ha spiegato ai suoi: niente estenuanti trattative, niente compromessi con gli alleati, nessun equilibrio con le varie «anime». Così che, quando Giorgia Meloni propone summit di centrodestra, così come anche da Forza Italia ci si aspetta («Noi ci siamo, la Lega batta un colpo, gli elettori vogliono il centrodestra»), la risposta di Salvini è più che disarmante: «Se non ci vedremo, ci sentiremo». Non mancano, negli incontri riservati, parole di «affetto e stima» nei confronti di Berlusconi, dicono, eppure per Salvini «il governo ha un orizzonte di quattro anni e tre mesi». Così come ieri al Costanzo Show ha ripetuto che «cercano di farmi litigare con i 5S, ma il governo non lo faccio saltare per nessun motivo al mondo». E ha raccontato ancora una volta come «con Di Maio messaggiamo quasi tutti i giorni... e con Di Maio si vince e si perde insieme... Quello che stiamo facendo, lo stiamo facendo insieme». Così che, «senza voler essere blasfemo», Salvini ha paragonato la coppia di vicepremier a quella fantasmagorica di Battisti-Mogol. E in Lega riferiscono del «vero sollievo» con cui il leader leghista ha accolto la notizia della tenuta dei 5 stelle in Basilicata. Un «Meno male...» che spiega come un altro tonfo come in Abruzzo e Sardegna avrebbe reso ancora più debole l'alleanza che, a quanto confida ai suoi, «ci sta permettendo di fare quello che per anni abbiamo solo sognato di fare».

Se un senatore grillino, Primo De Nicola, avverte preoccupato che «la Lega sta diventando perno di una grande ammucchiata di centrodestra» e Di Maio di notte sembra assecondarlo («Sì, questo centrodestra è un fantasma, non si capisce che cosa sia a livello nazionale») di giorno il sogno elettorale di Salvini non sfuma o cambia di segno, anzi. Si resta con Di Maio: «Si sta meglio in due che non da soli. Poi si litiga, ma meglio avere quattro occhi che due».

Quelle che il ministro Riccardo Fraccaro definisce «dinamiche comunicative superabili» e per la Bernini segnalano invece una situazione da «separati in casa», sono considerate invece dalla Meloni un passaggio transitorio, perché «non penso affatto che il centrodestra sia archiviato... Trovo normali le dichiarazioni di Salvini: sono le uniche che può fare stando dentro questo governo. Dopo di che, il governo è un continuo distinguo di posizioni tra Lega e 5 Stelle».

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