Malumori dalla base ai vertici del Carroccio sulle posizioni del «suo» governatore del Veneto Zaia sul suicidio medicalmente assistito. È il leader Matteo Salvini a commentare la bocciatura, da parte del Consiglio regionale, del progetto di legge sostenuto invece dal presidente leghista. Il vicepremier certifica la presa di distanza: «Hanno vinto i no, avrei votato anch'io in quel senso lì. La mia posizione è assolutamente chiara: la vita va tutelata dalla culla alla fine, bisogna garantire tutte le cure necessarie alle future mamme e a coloro che sono in difficoltà alla fine dei loro giorni però senza arrivare ai livelli olandesi». Zaia invece aveva votato a favore, lasciando la scelta politica alla libertà di coscienza: «Tutte le posizioni sono rispettabili e le rispetto fino in fondo. Trovo però ipocrita da parte di qualcuno far finta che non esista nemmeno la sentenza della Consulta che autorizza il fine vita», ha detto sulla sentenza con cui la Corte costituzionale nel 2019 aveva chiesto al Parlamento di legiferare. Qualcuno secondo il governatore «ha voluto far passare il messaggio, scorretto oltre che sbagliato, che la legge autorizzasse il fine vita. Ma non è così. Questa possibilità esiste già in forza di una sentenza della Consulta. Puntava a regolare modalità e tempi. Dovevamo votare su un tema etico, non politico. Ognuno si è espresso secondo coscienza. Per quanto riguarda la Lega non abbiamo mai fatto una riunione per contare i voti. Avrei trovato vomitevole il contrario». Sulle sensibilità all'interno del partito, aggiunge, in Veneto «è uscita una rappresentazione della spaccatura che su questi temi vive l'intero Paese».
Insomma un'occasione «sprecata», per il presidente, che incassa la presa di distanza di Salvini e riceve elogi da sinistra: «Zaia ha avuto coraggio, ha perso, è vero, ma qui il vero perdente è il Parlamento. E qui la destra dice no e poi no. Brutale e disumana», dicono dall'AVS. Contrari alla legge sostenuta da Zaia anche i Fratelli d'Italia. E mentre la base leghista ribolle, il capogruppo Riccardo Molinari blinda il governatore dagli smottamenti interni allo stesso partito: «Io sono pienamente d'accordo con Zaia: è inaccettabile che un tema così importante per la vita dei cittadini sia deciso dai tribunali. Anche io forse avrei votato a favore». Salvini? «Ha espresso una posizione diversa, evidentemente in coscienza. Abbiamo fatto un direttivo federale lunedì e non c'è stata da parte della Lega alcuna presa di posizione contro questo provvedimento», ricorda Molinari. Poi però la frecciata agli alleati azzurri, e il sospetto di una mossa per danneggiare il governatore: «Mi ha sorpreso FI che si presenta come la parte liberale del centrodestra. Eppure ha votato contro il fine vita, posizione che onestamente mi è parsa finalizzata a intestare a Zaia una sconfitta. Sono temi su cui tutti dovrebbero votare in coscienza, senza creare casi politici».
Poco prima Tosi, coordinatore del Veneto degli azzurri era stato durissimo: «Quella di Zaia è stata una forzatura di metodo. La questione non andava certo portata in Consiglio regionale con l'ovvia conseguenza di politicizzarla. La bocciatura è il sigillo politico-istituzionale a questo errore di Zaia».
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