Salvini e Meloni, abbraccio di pace dopo gli attriti. "Uniti si vince"

I due leader di centrodestra insieme davanti allo Stretto di Messina (in attesa del Ponte). Una risposta alle presunte polemiche: "Lasciamo alla sinistra rabbia e divisioni"

Salvini e Meloni, abbraccio di pace dopo gli attriti. "Uniti si vince"

«Uniti si vince». Una bandiera per il centrodestra che punta a sbancare le urne per andare al governo, ma al cui interno non mancano scosse e tensioni. Così, dopo giorni di punzecchiature, ecco davanti allo stretto di Messina lo scatto di Matteo Salvini e Giorgia Meloni abbracciati e sorridenti. «Lasciamo alla sinistra divisioni, rabbia e polemiche. Uniti si vince», scrive il leader leghista sui suoi canali social.

Stretti sullo Stretto, in attesa del ponte, in un abbraccio di sapore sovranista, pronti a mettere via la ruggine prodotta dall'attrito dell'infinito braccio di ferro per la leadership della coalizione. I sondaggi dicono Meloni, ma parlano anche di un centrodestra in largo vantaggio. Così dopo le tensioni, le divisioni sull'elezione del capo dello Stato, gli attriti delle amministrative, la foto di Messina sembra il segnale di pace per proseguire nel segno dell'unità verso lo sprint decisivo della campagna elettorale.

Giorgia e Matteo si erano già stretti su un palco a giugno, a Verona, chiudendo la campagna elettorale di Sboarina con un abbraccio alla Giulietta e Romeo («Però non faremo la stessa fine», aveva chiosato il presidente Fdi), ma quella pace era stata rotta poco dopo, quando al ballottaggio Damiano Tommasi aveva battuto il candidato di Lega e Fdi e la Meloni stigmatizzò seccata i commenti «a urne aperte» del leader del Carroccio contro Sboarina, «reo» di non aver voluto l'apparentamento con Tosi. Poi, all'inizio della corsa elettorale, il primo allineamento tra i due, concordi nel dire che il prossimo premier lo indicherà chi «prenderà un voto in più». E da lì era iniziata una schermaglia interna alla coalizione, con la leader di Fdi sicura di fare da locomotiva sull'onda di sondaggi e risultati delle amministrative, e il numero uno del Carroccio a puntualizzare di essere anche lui in corsa per Palazzo Chigi.

Persino ieri, prima dell'istantanea vista Stretto, i due si erano pizzicati anche su un tema caro a entrambi, lo stop agli sbarchi. Un'emergenza che per la Meloni richiede un blocco navale, mentre Salvini proprio da Messina, in mattinata, aveva rilanciato le sue misure adottate quando era ministro dell'Interno rintuzzando la proposta dell'alleata: «Non occorrono i blocchi, basta semplicemente riattivare i decreti sicurezza». Sembrava l'ennesima frecciatina, lanciata peraltro mentre entrambi erano nella stessa città, in quella Sicilia, terra di sbarchi, dove quel tema è più caldo che mai. Tanto che, a chi le chiedeva conto della «missione congiunta», la leader di Fdi spiegava che «non è un derby a distanza», e che in campagna elettorale, facendo «lo stesso lavoro», può capitare «di andare in una regione e trovare Matteo, in un'altra Renzi».

Concedendo però la possibilità di vedersi per «prendere un caffè insieme», poi diventato un abbraccio di pace. O «la migliore risposta alle invenzioni della sinistra su presunte divisioni», come scrive la Meloni commentando l'abbraccio. Prima di ripartire con la sua campagna elettorale più agguerrita che mai.

Promettendo tra l'altro di proteggere la prima casa dal pignoramento (e dalle occupazioni abusive) e spiegando, intervistata in serata dal Tg1, di voler favorire il lavoro anche concedendo sgravi fiscali alle imprese secondo il principio «più assumi, meno paghi. Più dipendenti hai in rapporto al fatturato, meno tasse devi allo Stato».

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