Monta, in tutta Italia, una protesta per gli striscioni alle finestre rimossi dalla polizia. E Matteo Salvini l'affronta, nel question time alla Camera, con il consueto piglio guerresco: «Non mi occupo di rimozione degli striscioni tanto che, ieri notte, una volante a Bergamo ha rimosso, senza che io lo sapessi, uno striscione contro il sindaco pd Gori - esordisce -Per quello che mi riguarda, più sono colorati e più sono simpatici, più divertenti sono gli striscioni e meglio è. Divertono tanto mia figlia: anzi, sono disposto a offrire un bel caffè a chi fa lo striscione più ironico».
Eppure, con i chiari di luna economici che si prospettano e le Europee alle porte che alimentano la litigiosità tra i gialloverdi, c'è davvero poco da stare allegri. Il vicepremier che si dichiara «non preoccupato» dallo spread non indietreggia neppure di fronte all'ennesima giornata pugnace da gestire in parallelo con il collega Di Maio. A chi l'accusa di non stare mai al Viminale, replica: «Ma se io risolvo un problema e lo faccio da Marte o dal ministero, cosa cambia? Di fare il ministro sigillato in ufficio non ne ho per niente voglia». Salvini spera che «dopo il 26 i toni tornino quelli da alleati e non da avversari, perché finora ho subito solo insulti», lamenta. Anche dalla navigazione di governo si aspetta meno ostacoli, dopo il voto, per i provvedimenti in cantiere, a cominciare dalla riforma della giustizia e dagli altri dossier che dichiara ormai pronti. Se l'esecutivo durerà per quattro anni, «in mancanza di alternative», occorre mantenere la parola data, sottolinea il capo leghista. Che però rassicura anche i grillini di non mirare ad alcun rimpasto. Della richiesta di un vertice chiarificatore tra i due litiganti, sbandierata dal capo grillino in ogni talk show, non v'è traccia. «No, Di Maio non l'ho sentito, ma sono disponibile a ragionare di tutto con tutti. I loro no immotivati sembrano quelli di Renzi». Il vicepremier leghista vuole piuttosto che s'ingrani la marcia sulle «cose da fare». In particolare, il provvedimento sull'Autonomia. I grillini hanno rinviato il tema di giorno in giorno per poter «scavallare» le Europee, ma il fronte «interno» dei governatori (non tutti della Lega) non manca di sollecitare la misura sulla quale si sono pronunciate in referendum due regioni del Nord. La ministra degli Affari regionali, Erika Stefani, ha chiarito ieri di avere definito una bozza d'intesa che «ha recepito tutte le indicazioni del Mef sull'invarianza della spesa finanziaria» e di considerare «completata da tempo un'intensa attività istruttoria e di negoziazione». Per cui sarà portata al prossimo Cdm, in quanto, come ha detto in un'intervista, «o si fa o è meglio separarsi... Siamo a un bivio: è giunto il momento in cui i 5stelle devono dire se la vogliono davvero o no. Altri rinvii, altri ostacoli non sono più accettabili». Lo stesso per il governatore lombardo Fontana: «Se salta l'Autonomia, salta tutto il contratto».
Salvini non sembra meno deciso. «Il progetto è pronto da settimane, ci sono tutti i pareri, ma quale accordo politico manca? I ministri 5stelle ce l'hanno sul tavolo da tempo, è giusto riflettere, ma dopo un po' bisogna arrivare ad una decisione...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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