Salvini, ricetta anti tasse: "Chi deve pagare sono i banchieri non gli operai"

Nel mirino di Giorgetti solo chi può fare sacrifici: "So distinguerli da chi invece non potrebbe"

Salvini, ricetta anti tasse: "Chi deve pagare sono i banchieri non gli operai"
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Avanti con gli extra profitti. Forza Italia frena e dice no, ma la, coppia Giorgetti & Salvini tira dritto per la propria strada. «È giusto che i sacrifici - attacca il ministro dell'economia - li faccia chi le possibilità le ha». Insomma, gira e rigira, il dito indica sempre i mitici banchieri. «È una roba sovietica», aveva ammonito, il giorno prima Tajani alla convention di Milano. Ma Giorgetti insiste e sul prato di Pontida si schiera, esibendo qualche foto dall'album di famiglia: «State tranquilli e sereni. Noi siamo dalla parte della gente che lavora, produce e oggi fa sacrifici. Oggi il ministro delle finanze e dell'economia non è un banchiere di professione, ma figlio di un pescatore e di un'operaia tessile. So distinguere - insiste - chi fa i sacrifici e chi li può fare».

Il pubblico leghista si scalda: Giorgetti parla la lingua di chi sta sotto il palco e questo rassicura. «Lo dico - aggiunge - anche agli amici e colleghi di governo che mi hanno chiamato per spiegare la mia intervista», a Bloomberg, «nella quale mi si chiedeva se il governo aveva in animo di fare la tassazione delle banche, ma facendo quell'intervista avevo bene in mente quello che ha fatto questo governo e quello che ho fatto io in questi due anni». Insomma, aiutare chi è più in difficoltà perchè le risorse sono quelle che sono. E dunque i sacrifici, necessari, devono essere sostenuti da altri.

Tocca a Salvini e il vicepremier è ancora più tranchant. La manovra? «Se qualcuno deve pagare qualcosa in più, paghino i banchieri e non gli operai».

La prima versione del capitolo extra profitti e istituti di credito era finita, come si sa, nel nulla, ma l'idea viene rispolverata per l'occasione. Non vuol dire che la misura verrà battezzata, ma la Lega non disdegna il blitz. «Di sacrifici - spiega Salvini parlando con i cronisti alla fine della manifestazione - Giorgetti parla a proposito di chi ha patrimoni miliardari, non di chi ha mille euro sul conto corrente. Siccome gli italiani tutti stanno tirando la cinghia, faccio l'esempio delle banche che l'anno scorso hanno guadagnato 40 miliardi di euro. Se uno ha guadagnato 40 miliardi, almeno una parte di questo enorme patrimonio può essere restituita agli italiani».

I centristi non sono d'accordo, ma non importa. E nemmeno valgono le obiezioni sollevate dai banchieri. Sabato, sempre alla convention di Milano, il presidente dell'Abi Antonio Patuelli aveva puntualizzato: «Ci sono già le addizionali sul settore bancario, nel diritto le addizionali sulle addizionali non si sono mai viste».

Ma queste riflessioni non arrivano nella piazza leghista, fra i vessilli di San Marco, gli stendardi della Lega e pure una bandiera russa che sventola là davanti, fra le prime file.

Salvini e Giorgetti evocano immagini forti, con i banchieri non proprio coccolati e vezzeggiati. Ma guai a parlare di crisi e di rottura.

Si polemizza sulle modalità con cui reperire le risorse e pure sul concetto di cittadinanza, ma non cambia niente. La rotta rimane la stessa: «Il governo è compatto, è un governo di amici prima ancora che di alleati - conclude il segretario della Lega - ovviamente ogni tanto discutiamo».

Tutto qua. La coalizione non si spacca ed è pronta a giocare l'imminente partita delle Regionali. Con la speranza di rimontare, anche perché è a sinistra che volano per davvero gli stracci.

SteZu

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